
IL BLITZ Gli agenti del commissariato Greco-Turro nel palazzone tra le vie Cherasco e Ca’ Granda
Milano, 19 luglio 2018 - I poliziotti ai piedi del palazzone popolare rivestito di rosso scrutano un alloggio al terzo piano. Alle 9 comincia lo sgombero. Non uno sgombero qualsiasi: da liberare c’è l’appartamento occupato da A.C., 48 anni, figlia di G.P., 66. Due nomi che a Niguarda, quartiere alla periferia nord di Milano, fanno tremare. La più anziana è conosciuta come “la signora Gabetti”: fino a qualche anno fa teneva le redini del racket delle case popolari. Mamma, figlia e il compagno di lei finirono a San Vittore nel 2009 con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di alloggi.
Tutti sanno chi sono, in questo caseggiato-fortino di proprietà Aler, tra le vie Cherasco e Ca’ Granda, a tre chilometri dai grattacieli sfavillanti di Porta Nuova. Un complesso che nel ventre nasconde una città nella città: in contemporanea allo sgombero, le forze dell’ordine hanno controllato 50 persone ed espugnato 150 box sotterranei. Trovate 36 auto e moto, di cui 21 rubate (una delle moto, da corsa, era stata razziata a maggio sull’Appennino romagnolo). Affiorati pure un passaporto rubato e nove targhe.
Locali diventati non solo depositi di refurtiva: uno era stato trasformato in un laboratorio per il confezionamenteo della droga. Oltre la porta basculante spunta una pressa idraulica utilizzata per ricavare panetti e un bilancino. Altri due invece sembrano appartamenti, con tanto di letto e angolo cottura. Pareti rivestite di giornali, pertugi coperti con cartoni, un tappeto arrotolato all’ingresso. E gli inquilini “onesti” neppure entravano più, in quei box.
Un mondo a sè, staccato dal resto della città e che pare lontano anni luce dalla Milano proiettata all’Europa. In questo caseggiato si erano posati gli occhi della “famiglia Gabetti”, che lo scorso settembre aveva occupato abusivamente un alloggio del terzo piano, coi figli di 31 e 17 anni. Lo sgombero, coordinato dal commissariato Greco-Turro guidato dal vice questore aggiunto Angelo De Simone, non è “uno tra i tanti”, è la mano della legalità che si fa largo. L’appartamento conferma Aler, che aveva presentato denuncia per l’occupazione abusiva, verrà ora inserito tra quelli da riqualificare per assegnarlo al più presto a chi ne ha diritto. Ma il fortino di via Cherasco è solo un tassello del quartiere. A pochi passi c’è una “strada senza nome” che fino a una settimana fa ospitava un accampamento di nomadi con baracche abusive e mini discariche accanto a una roulotte che era diventata la casa di un anziano invalido. Un luogo “nel limbo”: di proprietà del Demanio statale, sarà acquisito dal Comune. Di fianco, le case popolari del Comune gestite da MM:in via Padre Luigi Monti, le cantine sono state invase dalle acque torbide del Seveso straripato due settimane fa.
Un copione che si ripete da decenni. E solo martedì l’appello degli abitanti esasperati per un’invasione di cimici da letto. Sempre a tre chilometri dalla Milano sfavillante dei grattacieli.