Sono circa 315mila i contratti di assunzione, di durata superiore ad un mese o a tempo indeterminato, previsti ad agosto. Le previsioni evidenziano un andamento positivo rispetto all’anno scorso, con 22mila ingressi in più un tasso di crescita del 7,5%. Per gli imprenditori però è sempre più difficile trovare professionisti, soprattutto per la mancanza di candidati: dipende anche dalla denatalità e dal calo demografico. La difficoltà al reperimento delle risorse umane qualificate è del 48,9%.
In Lombardia le previsioni indicano l’ingresso nelle aziende di quasi 58mila nuovi dipendenti. Sono quasi 1.600 in più rispetto ad agosto del 2024. Ammesso che ci siano candidati: la difficoltà di reperimento di lavoratori da assumere, in Lombardia è infatti del 49,5%. Significa che per ogni due posizioni aperte, per una non si trova chi la accetti o sia ritenuto idoneo a ricoprirla. "Le imprese italiane continuano a trovare con grande difficoltà i lavoratori che cercano e questo problema, che ha anche a che fare con il tema della denatalità, ci sta costando molto anche in termini di Pil – sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete –. Questa situazione è causata da un disallineamento tra percorsi formativi e bisogni del sistema produttivo. Per risolverla bisogna agire sulla formazione e l’informazione dei giovani perché sappiano dove è più facile che verranno soddisfatte le loro giuste aspirazioni. Nel breve periodo uno sforzo importante di programmazione dei flussi migratori potrà certamente aiutare".
Tra agosto e ottobre, le assunzioni dovrebbero essere invece in tutto 275mila in Lombardia, 13mila in meno in confronto allo stesso trimestre del 2023. Tante le opportunità nel settore dei servizi, che prevede 227 mila contratti ad agosto e 919 mila nel trimestre agosto-ottobre. L’industria invece cerca 88mila lavoratori nel mese e 392mila da qui ad ottobre.
Il manifatturiero quasi 57mila ad agosto e 243mila nel trimestre, mentre le costruzioni rispettivamente 31mila e 150mila. Il tempo determinato è la forma contrattuale più diffusa, proposta nel 59,4% dei casi, seguita dai contratti a tempo indeterminato (16,5%) e da quelli di somministrazione (10,8%).
D.D.S.