
Piero
Lotito
La scorsa domenica, terza di ottobre, è stata una giornata particolarmente significativa per il Duomo, curiosamente chiamato dagli stessi milanesi "il Duomo di Milano". In tutte le chiese della Diocesi ne è stata commemorata la Dedicazione, riconoscendovi la casa "ben costruita" della quale parlano i Vangeli nella metafora sulla solidità della Chiesa. È una buona occasione per sapere qualcosa in più della magnifica mole biancorosa che fa trasalire chiunque vi si trovi di fronte al primo viaggio nella metropoli. Perché la ricorrenza viene rigorosamente celebrata ogni terza domenica di ottobre? È per ricordare la dedicazione della basilica di Santa Tecla, avvenuta nel 453 appunto nella terza domenica di quell’ottobre. Fu il vescovo Eusebio di origini greche a istituire la solennità oggi rievocata dalla Chiesa di rito ambrosiano. Santa Tecla, costruita nel 350, quando Milano era capitale dell’Impero romano d’Occidente, si trovava proprio nel luogo dove oggi sorge il Duomo, al quale si pose mano nel 1386. Tra le più note commemorazioni, rimane famosa quella nel 1418 di Papa Martino V, il quale, proveniente da Costanza alla chiusura di quel Concilio, giunse nel Ducato allora governato da Filippo Maria Visconti il 12 ottobre, giusto a un mese dalla morte della moglie di costui, Beatrice. Il duca l’aveva fatta torturare e decapitare nel Castello di Binasco pretestuosamente accusandola di adulterio. Accompagnato dal duca assassino, da mille dignitari e una folla immensa, Martino si presentò davanti all’erigendo Duomo su una mula grigia in segno di umiltà e consacrò l’altare maggiore, dunque consacrando l’intero nuovo tempio. Era il 16 ottobre, terza domenica del mese. Toccò poi a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1564 al 1584, consacrare il 20 ottobre 1577 (terza domenica…) il Duomo finalmente completato, mentre Carlo Maria Martini, a sua volta arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, consacrò il nuovo altare maggiore, quindi anch’egli riconsacrando il Duomo, il 19 ottobre 1986. Date, personaggi, cerimonie che affondano nel tempo per una "casa" speciale che anche il fiume in piena non riesce a smuovere, perché "costruita bene" (vedi Luca, 6, 48).