Milano, 12 agosto 2019 - Controlli rari, quasi impossibili. Per ogni azienda del territorio la probabilità è di subire un’ispezione ogni quarant’anni. Solo 60 ispettori del lavoro sul campo e altri 20 in “back office” per coprire il bacino territoriale di Milano, Monza-Brianza e Lodi. A lanciare l’allarme è il segretario della Fp Cisl di Milano Metropoli, Giorgio Dimauro, che guarda a una funzione cardine per la cosiddetta fase due del reddito di cittadinanza, quella dei controlli per scovare i “furbetti” che lavorano in nero e percepiscono il sussidio pubblico. «Le assunzioni all’Ispettorato del lavoro promesse dal Governo non sono ancora avvenute - spiega Dimauro - e la carenza di organico rende quasi impossibili i controlli». Mancherebbero circa 300 dipendenti, per riuscire a garantire controlli puntuali in un territorio dove opera una miriade di piccole e medie imprese, cooperative e società individuali, tra problemi di precariato e una giungla di contratti. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro è posto sotto la vigilanza del ministero guidato da Luigi Di Maio, vicepremier e leader M5s in questi giorni in prima linea nella fase travagliata della crisi di Governo. Crisi che pone anche un punto di domanda sul futuro della riforma del reddito di cittadinanza, bandiera del M5s, che ha già visto l’assunzione dei navigator pronti ad entrare in servizio per aiutare a trovare un lavoro chi non ce l’ha.
Agli ispettori spetta il compito di controllare i contratti e prevenire gli abusi, ma hanno un ruolo anche nella catena di vigilanza sul rispetto delle misure di sicurezza, affiancandosi all’Asl e agli altri operatori competenti. Una funzione chiave in un periodo che vede una tragica impennata dagli infortuni sul lavoro. La settimana scorsa in Lombardia si sono registrati tre incidenti in 48 ore, tra cui due mortali. Tragedie che hanno sconvolto famiglie come quella di Alessandro Vezzoli, il 28enne morto in ospedale dopo che, la mattina dell’8 agosto, era stato colpito da una trave ed era caduto nel vano ascensore di un parcheggio in via Giovanni Battista Soresina, a Milano. E hanno fatto suonare l’ennesimo, inascoltato, campanello d’allarme sulla sicurezza.