
Il casco c’è, ma niente imbracatura: l’operaio cammina sul ponteggio sospeso nel vuoto
Un piede in fallo, le mani che restano aggrappate alla sbarra di metallo, con il corpo sospeso nel vuoto. Un colpo di reni per trascinarsi sul ponteggio, al sicuro, evitando una caduta dall’alto quasi certamente fatale a pochi passi da Porta Venezia, nel cuore di Milano. Una tragedia sfiorata, sotto gli occhi dei colleghi operai e dei sindacalisti che, per caso, si trovavano in quel momento nel cantiere. Il giro dell’operatore della Filca-Cisl Carlo Rioldi, che abbiamo accompagnato nella sua attività quotidiana, parte da via Benedetto Marcello, dove ha sede il sindacato dei lavoratori delle costruzioni. "Per noi è fondamentale la presenza sul campo – racconta – perché è l’unico modo per incontrare le persone in un settore complesso e con grossi problemi, dal lavoro nero ai contratti irregolari, fino al mancato rispetto delle misure di sicurezza". Un settore che in Lombardia conta più della metà degli operai di origine straniera - per lo più albanesi, romeni, nordafricani e pakistani - con scarsa consapevolezza dei propri diritti.
Condizioni critiche per chi lavora e, dall’altra parte, affari d’oro per le imprese di un settore che anche grazie alla spinta dei bonus sta conoscendo un boom. Il business supera i livelli pre-Covid, le ditte fanno fatica a trovare lavoratori qualificati, i prezzi crescono e i cantieri si moltiplicano. Per rendersene conto basta percorrere via Benedetto Marcello e proseguire lungo via Tadino, fino a corso Buenos Aires. Strade intervallate da cantieri per il rifacimento delle facciate, mentre dall’interno degli appartamenti in ristrutturazione il rumore del flessibile indica la presenza di muratori al lavoro. Sui ponteggi, schermati dai teli per impedire la caduta di macerie sulla strada, operai in molti casi lavorano senza casco e senza imbragature.
Avviciniamo i lavoratori, il sindacalista chiede loro informazioni sul contratto, attraverso nome e cognome verifica sui registri l’iscrizione alla cassa edile. Sollecita il rispetto delle misure di sicurezza."Noi non abbiamo un ruolo ispettivo – spiega Rioldi – ma possiamo far partire una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro. Quando troviamo lavoratori irregolari spingiamo perché le aziende sanino la situazione seduta stante. A volte sono gli stessi lavoratori a preferire il nero, magari per non perdere i sussidi". L’elenco delle irregolarità è lungo e variegato. Dal lavoro nero anche con manovali senza permesso di soggiorno a quello grigio, con una parte dei soldi fuori busta. Muratori inquadrati non con il contratto dell’edilizia (che prevede una paga base di circa 1700 euro lordi) ma con contratti meno vantaggiosi, come il metalmeccanico o il multiservizi.
Il meccanismo diffusissimo delle trasferte “gonfiate“ per pagare ore di lavoro, che permette alle imprese di ottenere risparmi anche fiscali su una parte di stipendio. Poi ci sono le ditte che chiudono, lasciando i conti da pagare. E i controlli sono quasi inesistenti. Così, anche nel cuore di Milano, i cantieri fra appalti e subappalti diventano una giungla. In piazza Eleonora Duse operai non imbragati faticano sui ponteggi al quinto piano di un elegante palazzo. Il sindacalista chiede al caposquadra di rispettare le misure di sicurezza. In via Modena, dove si contano decine di cantieri, parliamo con un muratore originario dell’Albania. "Negli ultimi anni ho cambiato diverse cooperative – racconta – e in alcuni casi non pagavano neanche lo stipendio". Cantieri che finiscono anche al centro di infiltrazioni mafiose. "Secondo la mia esperienza in questi casi contratti e norme vengono rispettate – è la conclusione amara di Rioldi – gli stipendi sono regolari. Le organizzazioni criminali non hanno problemi di liquidità e vogliono evitare che si accendano i riflettori sulle loro attività".