
Rilievi della Scientifica sul luogo dell'aggressione al capotreno
Milano, 14 giugno 2015 - Quella sulla quale Carlo e Riccardo sono stati aggrediti a colpi di machete era, fino a giovedì, «una linea senza storia»: la Rogoredo-Rho del passante ferroviario è stata attivata e inaugurata solo il 26 aprile, apposta per Expo. Un fatto che da solo conferma due verità. Uno: prima che di «linee della paura» è meglio parlare di «orari della paura». Non è un caso che venerdì i sindacati abbiano deciso - compatti e per protesta - di esonerare il personale di bordo di Trenord dal controllare i biglietti, in assenza di scorta, dalle 19 fino alla fine del servizio. «Le fasce più critiche per la sicurezza di chi lavora sui treni sono quelle immediatamente a ridosso e immediatamente successive alle fasce orarie dei pendolari: dalle sette-otto di sera fino al termine del servizio e dalle 4 alle 6 del mattino» spiega Antonino Costa, responsabile sicurezza dell’Orsa.
Secondo: vuoi per mancanza di fondi, vuoi per negligenza, neppure una linea pensata ed attivata per trasportare milanesi e turisti a Expo ha potuto godere di un occhio di riguardo: giovedì sera Carlo e Riccardo erano soli, né personale della security aziendale né guardie private a scortarli. Ed in vettura è potuto salire pure un machete. È da qui allora, dalla mancanza o dalla scarsità di presidio, che si deve partire per ricostruire una mappa delle linee ferroviarie che una storia invece ce l’hanno e spesso mica a lieto fine.
La stessa mappa che Regione e Trenord domani dovranno mettere sul tavolo del «Comitato per l’ordine e la sicurezza» coordinato dal prefetto e dal quale ci si attende, di nuovo non a caso, l’impegno ad un solerte invio di divise sui convogli. Le direttrici più critiche dal punto di vista della sicurezza sono soprattutto cinque: la linea Porta Genova-Mortara, la tratta Varese-Rho, il segmento Seregno-Milano e Sergno-Saronno della linea che porta a Chiasso, quello che va da Segrate a Treviglio e infine, tutt’altro che ultima, la direttrice Milano-Brescia-Bergamo. Trenord ha fatto sapere di aver contato 44 aggressioni al personale nei primi 5 mesi dell’anno. Il dato è sottostimato perché l’azienda conta solo quelle refertate, ma 7 casi di violenza su 10 avvengono lungo le direttrici o le minitratte appena citate. «Se contiamo anche quelle non denunciate – precisa Costa –, le aggressioni da gennaio a maggio, su tutta la rete lombarda, sono state almeno il triplo: riscontriamo 2-3 aggressioni, fisiche o verbali, per treno». Poi il delegato dell’Orsa spiega perché le linee della paura, però, esistono e diventano tali.
«Sulla tratta Porta Genova-Mortara non c’è manco un posto di polizia ferroviaria: li hanno chiusi tutti, l’ultimo proprio a Mortara – rimarca il responsabile sicurezza dell’Orsa –. Lungo la tratta Varese-Rho resiste invece un solo posto di polizia ferroviaria». Non è finita: «Sulla Seregno-Milano sopravvive l’ufficio Polfer di Monza, peccato che chiuda alle 19: appena inizia l’orario più critico». Sulla Seregno-Saronno, il 22 marzo scorso, due 16enni furono rapinati e aggrediti. E se la «Segrate-Treviglio» è una «linea di nessuno», ad aggravare l’emergenza sulla Milano-Brescia-Bergamo è stata - indirettamente - «l’apertura di centri di accoglienza e mense per i migranti nei Comuni della tratta, quali Chiari». In assenza della Polfer («gli agenti sono le prime vittime dei tagli» scandiscono capitreno e sindacati) i controllori devono attendere l’arrivo - «da dove e con che tempi?» - di polizia e carabinieri. Gli uomini della security Trenord sono solo 63 a fronte di 2300 corse al giorno. Per questo dal vertice in Prefettura tutti (azienda, sindacati e lavoratori) attendono annunci di rinforzi. giambattista.anastasio@ilgiorno.net