Monica Guerci
Cronaca

Sifte Berti, magazzinieri senza paga

Da lunedì in venticinque hanno incrociato le braccia davanti ai cancelli e non intendono recedere

Cinque euro in tasca per arrivare a fine mese. E un’attesa delusa per lo stipendio che "oggi non arriverà". Giorno di paga ieri alla Sifte Berti di Lainate, ma niente spettanza per i 25 magazzinieri che da lunedì hanno incrociato le braccia davanti ai cancelli. Dipendenti della cooperativa Flay protestano per ottenere il riconoscimento per tutti dei diritti che spettano ai lavoratori: sicurezza, diritto al riposo, alla malattia, alle ferie pagate.

Da tre giorni arrivano all’ingresso della ditta di logistica di via Donizetti. Hanno dai venti ai sessant’anni e più, sono padri di famiglia "con cinque figli a carico" o vicini alla pensione, che senza quei mille euro al mese saranno costretti a chiedere l’elemosina". Il presidio inizia alle 8 e finisce alle 18. "Non blocchiamo i camion, siamo pacifici, chiediamo quel che ci spetta e il rispetto del contratto", sottolinea Ilir Koxha, rappresentante sindacale del Sol Cobas.

Vent’anni di lavoro sulle spalle, fra i più anziani c’è chi racconta "che le cose in Sifte hanno cominciato ad andare male per gli operai da quando è iniziata l’epoca degli appalti alle cooperative. Prima c’era un consorzio: veri signori". Ai tempi del Covid fra cooperativa e dipendenti le tensioni sono peggiorate, tanto che i sindacati hanno aperto una vertenza.

"Nonostante la cassa integrazione che costringe ciclicamente i lavoratori regolarmente assunti con contratti a tempo indeterminato a rimanere a casa, viene impiegata altra forza lavoro composta da esterni", si legge nel documento inviato agli organi di controllo. I sindacati del Sol Cobas hanno chiesto "l’apertura di un’istruttoria al fine di risolvere tale illegittima situazione e verificare le responsabilità aziendali". Si dichiarano disposti a una soluzione bonaria, ma non a sospendere la lotta.

"Andremo avanti a oltranza con lo sciopero, ogni mattina saremo qui a farci vedere", dice Koxha. Intorno a lui le bandiere del sindacato degli operai in lotta.