
CAMPI Coltivazione del tabacco in Italia
Milano, 9 settembre 2015 - Un miliardo di euro «in fumo». A tanto ammonta il giro d’affari delle sigarette di contrabbando in Italia nel 2015. Se nella seconda parte dell’anno lo smercio della criminalità organizzata si manterrà sui livelli dei primi mesi, che hanno registrato un aumento del 16% rispetto ai volumi dello stesso periodo del 2014, quest’anno lo Stato rischia di veder sfumare 900 milioni di euro di ricavi dalle accise, mentre sono a rischio i posti di lavoro di settemila persone (fonte Confagricoltura). Sulla scia dell’aumento dei prezzi al consumo, dal 2013 il contrabbando di sigarette in Italia ha ripreso quota. Le cosiddette «cheap whites», come si chiamano in gergo, arrivano dall’Europa orientale, dal Nordafrica e dal Sudest asiatico, attraverso la rotta Turchia-Cipro-Grecia, e si concentrano in poche città italiane – Napoli, Milano, Bari, Palermo, Taranto e Brindisi – che pesano per il 40% del mercato.
Per L’Italia, tuttavia, il contrabbando non grava solo sugli introiti del Fisco, ma taglia le gambe alla coltivazione di tabacco, di cui l’Italia è primo produttore in Europa e quattordicesimo sulla piazza mondiale. «Il settore impiega 50mila persone nel comparto agricolo e 250mila nell’intera filiera – osserva Mario Guidi, presidente di Confagricoltura –. Quello italiano è un tabacco di pregio, che le aziende produttrici usano in tutto il mondo. Tuttavia l’Europa ha ridotto il sostegno a questo settore». Privata dei sussidi e assediata dal contrabbando, la produzione di tabacco italiano ha perso terreno: dal Duemila, secondo dati di Confagricoltura, lascia per strarda ogni anno un 6% di volumi. All’opposto, cresce il giro d’affari del mercato nero.
L’Italia sta correndo ai ripari. Nella legge delega fiscale dovrebbe entrare anche un aggiornamento alla legge sul contrabbando: varata nel 2001, ha dato frutti ma ormai ha fatto il suo tempo. Ad esempio, il tetto massimo di dieci chili di sigarette «no logo», pari a 500 pacchetti, si è rivelata una maglia troppo larga, tanto che il testo allo studio in Parlamento contiene un giro di vite. «Nella parte attuativa della legge delega – osserva Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera in quota Pdl – ci saranno circolari che definiscono la punibilità e misure contro lo sfruttamento minorile e la malavita». Sono previsti, inoltre, strumenti di intelligence più efficaci per le forze di polizia. Non gioverebbe al mercato regolare, osservano i tecnici, un aumento dell’Iva, perché dirotterebbe gli acquisti sulle «bionde» illecite a buon mercato (anche se a Milano spesso costano più di quelle regolari).
Altrettanto pericoloso, secondo gli operatori del settore, è il varo del pacchetto «generico» (senza loghi né immagini), di cui si sta dibattendo in Europa. Esperti ritengono che dissuade i fumatori e hanno trovato una sponda in Paesi come l’Irlanda e il Regno Unito. L’Italia, tuttavia, è contraria. «Non ha alcuna incidenza nella lotta al contrabbando – puntualizza Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico –. Mantenere il marchio, invece, significa mantenere i controlli». La partita è aperta.
luca.zorloni@ilgiorno.net
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