SIMONA BALLATORE
Cronaca

Concerti a San Siro, Silvia e la battaglia per chiedere più posti per disabili

Ha lanciato una petizione che ha già raccolto 37mila firme. “Sono una ragazza seduta sulla sedia a rotelle, ho trovato qualcosa in cui lottare. Per me e per gli altri”

Silvia Stoyanova con la mamma Roumi e Laura Pausini

Silvia Stoyanova con la mamma Roumi e Laura Pausini

Milano, 9 settembre 2023 – “Taylor Swift, nella canzone ‘Anti hero’, ci racconta come alcune volte possiamo essere i nemici di noi stessi. È una canzone estremamente delicata e complessa nonostante il ritmo allegro e piacevole, che può trarre in inganno chi non conosce il significato profondo. Due anni fa mi sono trasformata nel mio anti hero e questo mi ha portato a una profonda depressione. Mi sentivo persa. Questa discesa sembrava infinita finché non è arrivato l’annuncio della data italiana di Taylor Swift: mi si è spalancato un mondo, forse avevo ancora qualcosa per cui sperare e lottare. Taylor mi ha letteralmente salvato la vita”.

Silvia Stoyanova ha 35 anni e ha lanciato una petizione, arrivata a contare oltre 37mila firme, per chiedere più posti per i disabili al concerto in arrivo a San Siro, il 13 e 14 luglio 2024. Ne sono previsti 110 - su 60mila - e in tanti sono rimasti esclusi (e non potranno accedere anche se hanno comprato un biglietto nella Vip Area come lei).

"Silvia non è il numero 111, non è neppure la portavoce dei disabili o quella che sta rompendo le scatole per Taylor Swift. Oltre tutto questo c’è una storia: vorrei tornare a essere Silvia senza perdere di vista questa battaglia, in cui credo", ci confessa, raccontandosi a cuore aperto.

"Fin da piccola ho vissuto la mia situazione senza problemi, non mi sono mai sentita disabile. Ero una bambina seduta sulla sedia a rotelle. Mia mamma, che è anche infermiera specializzata, mi ha sempre portata dappertutto, in lungo e in largo, senza limitarmi. Sapeva della mia passione per i concerti e gli eventi e mi incoraggiava, riuscendo a farmi conoscere personaggi famosi". Da Laura Pausini ai Five, la boyband britannica che impazzava alla fine degli anni Novanta. Ricorda l’impresa per chiacchierare con Ambra Angiolini nel backstage: "Io ho imparato l’italiano grazie a Non è la Rai – sorride Silvia –. Mi sono trasferita a Vaprio d’Adda dalla Bulgaria all’età di sette anni".

Con l’arrivo dei social si era ritagliata una sua "comfort zone", racconta ancora: "Un posto dove potevo parlare con chiunque e fare qualsiasi cosa senza essere etichettata, uno spazio neutrale". Poi è crollato tutto. "Due anni fa sono stata ricoverata per un’embolia polmonare, mi ha salvato mia mamma, perché all’inizio non se ne erano accorti – ricorda –. Mi hanno dato l’ossigeno. Ed è cominciata la mia discesa, con gli attacchi di panico, la depressione. Ho percepito per la prima volta la disabilità. E come fai a dire al tuo unico genitore, visto che non ho più il papà da quattro anni, che non vuoi vivere più? Avevo perso interesse in tutto. Finché un giorno è uscito l’annuncio della data di Taylor Swift, che manca in Italia da 13 anni, che non ho mai visto. Mi sono aggrappata alla vita di prima, che volevo riprendermi". Con la corsa al biglietto, la delusione e il pensiero che altre storie come la sua – e non numeri – sarebbero restate fuori dai cancelli.

"Grazie a questa vicenda ho conosciuto anche altre quattro amiche, che sono la mia forza, ho rotto la mia comfort zone – sottolinea – anche se non è stato per nulla facile. Per arrivare a Taylor dovevo espormi, dire al mondo chi fossi. Ed è rischioso, nel bene e nel male. Non credevo di arrivare con la mia petizione a più di 37mila persone, ai media italiani e ai giornali americani. Ora spero di arrivare finalmente a lei, a Taylor, che si batte per i diritti di tutte le minoranze e le ingiustizie anche con la sua musica". Si appella anche agli artisti italiani, da Fedez a Elodie: “Prendete posizione su questi temi, scendete al fianco dei vostri fan".

"Sono una ragazza seduta sulla sedia a rotelle, ho trovato qualcosa in cui lottare. Per me e per gli altri – sottolinea Silvia –. Perché per alcuni un concerto può sembrare una banalità, per altri è vita. E se succederà qualcosa, anche a livello nazionale, ben venga. Ma che rabbia sapere che non sia già così, dopo le battaglie di altre ragazze prima di me". In vista c’è un tavolo, annunciato dalla ministra alle disabilità Alessandra Locatelli con le associazioni di categoria e che "verrà istituito entro la fine del mese", assicurano da Roma. Il dibattito continua.

“Ci riempiamo la bocca utilizzando la parola “Inclusione”, parlando di pari opportunità nell’accesso alla cultura. E poi? Io non ho ricevuto neppure una chiamata dagli organizzatori, nonostante abbiano il mio numero e quello del mio avvocato. A volte basta una parola, un confronto, essere trattati come persone e non liquidate con una mail copia-incolla – conclude Silvia –. Racconto la mia storia e quello che provo per la prima volta , anche se per me è difficile. Ma voglio ricordare a chi organizza gli eventi che quando escludete qualcuno lo lasciate fuori con tutto il carico del suo bagaglio, sogni e dolori”.