ANDREA GIANNI
Cronaca

La madre di Silvia e i dubbi sulla scelta: "Dopo due anni così, tutti tornano convertiti"

La ragazza dal pm per le minacce social: i carabinieri le chiedono se vuole pregare

Silvia Romano e la madre

Silvia Romano e la madre

Milano, 13 maggio 2020 -  Un medico entra, per una visita di controllo, nell’appartamento in via Casoretto a Milano. Silvia Romano deve stare in isolamento per due settimane, come prevedono le misure per il contrasto al Coronavirus per chi rientra dall’estero. Davanti al portone del condominio, sorvegliato da carabinieri e polizia, una folla di giornalisti, operatori televisivi e fotografi. Alcuni vicini di casa con discrezione lasciano fiori, un vaso di ortensie lilla e uno di orchidee, perché "Silvia è figlia di tutti". Qualcuno scatta un selfie, altri insultano la ragazza.

"È una traditrice – dice qualcuno – è pure tornata a casa con quell’abito islamico". Nel pomeriggio la 24enne, per quasi un anno e mezzo in ostaggio di Al-Shabaab in Somalia, viene ascoltata dal capo del pool anti-terrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, che ha aperto un’inchiesta dopo le minacce ricevute sui social dalla giovane volontaria rapita in Kenya quando è emersa la sua conversione alla religione islamica con il nome di Aisha. "Nonostante le minacce sono serena", spiega al magistrato, dicendosi anche convinta della sua conversione. Nel colloquio col magistrato, i carabinieri del Ros hanno chiesto alla ragazza, come forma di cortesia, se volesse sospendere la deposizione all’ora della preghiera islamica. Poi, attorno alle 18, vestita con un velo multicolore, rientra in casa con la madre, anche lei ascoltata dagli inquirenti. Silvia Romano ha trascorso la giornata a Milano circondata dall’affetto della madre, Francesca Fumagalli, del padre Enzo, della sorella Giulia e degli amici più intimi. Una famiglia che invoca "ossigeno", chiede spegnere i riflettori perché "abbiamo una ragazza da proteggere".

Una ragazza che, passo dopo passo, dovrà affrontare una battaglia per superare il trauma della prigionia iniziata il 20 novembre 2018. "Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito", afferma la madre, rispondendo alla domanda di uno dei giornalisti sotto casa. "Cerchiamo di dimenticare – prosegue – di chiudere un capitolo e aprirne un altro". «Come sta mia figlia? Come una che è stata prigioniera per diciotto mesi", sottolinea il padre. "Non è che se uno sorride sta benissimo, non confondiamo il sorriso con la capacità di reagire per rimanere in piedi dignitosamente da una situazione di cui si è preda e che ti porta poi ad andare nella depressione più totale. Meno male – prosegue Enzo Romano – che ha un po’ di palle e cerca di reagire, ma è la sopravvivenza". Sulla strada anche lo scoglio costituito dai messaggi d’odio sui social, al centro di accertamenti dei carabinieri del Ros.

L’inchiesta milanese è condotta in collaborazione con quella dei pm di Roma che indagano per sequestro di persona a scopo di terrorismo. Sotto la lente c’è anche un post di Vittorio Sgarbi, il quale ha scritto che la giovane "va arrestata" per "concorso esterno in associazione terroristica". Del post avrebbe parlato la stessa 24enne (il suo profilo Facebook nel frattempo è stato chiuso) davanti al pm di Milano, Alberto Nobili. E c’è anche chi è arrivato a invocare la sua morte, come il consigliere comunale di Asolo, in provincia di Treviso, Nico Basso. Ha postato la foto di Silvia Romano, con una scritta: "impiccatela".