Milano, 11 maggio 2020 - Silvia Romano è arrivata intorno alle 17 di pomeriggio a casa in via Casoretto a Milano. La ragazza è stata accolta dagli abitanti del quartiere con applausi dai balconi. Festa al Casoretto, il quartiere a nord di Milano in cui è cresciuta la cooperante rapita 18 mesi fa in Kenya e liberata sabato. Sulla porta del condominio in cui abita la madre nelle scorse ore sono stati lasciati dei fiori e attaccati altri cartelli di benvenuto: "La terra ha davvero tanto bisogno di persone come te, grazie di esistere", si legge su un foglio appoggiato davanti al cancello di ingresso, mentre ce ne sono altri che ringraziano "i servizi segreti italiani e il ministero degli esteri".
La giovane, con indosso la tunica che aveva ieri all'arrivo in Italia, alle domande di chi era in attesa si è limitata a rispondere "sto bene" e sorridendo. Alle tante domande di reporter e fotografi tra cui 'hai intenzione di tornare in Africa?', Silvia si è limitata a un "rispettate per favore". Una volta salita in casa la giovane si è affacciata alla finestra dell'appartamento, ha salutato i giornalisti e gli amici del quartiere che sono accorsi nel pomeriggio sotto casa sua per darle il bentornato: "Grazie, grazie", ha detto emozionata.
Quartiere in festa per la sua liberazione
Ad attenderla anche don Enrico Parazzoli, da pochi mesi parroco della chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia frequentata dalla famiglia della ragazza. "Siamo molto contenti per quanto accaduto e lo abbiamo fatto vedere suonando le campane della chiesa per festeggiare la notizia della sua liberazione", spiega don Parazzoli. "Le persone del quartiere questa storia l'avevano a cuore e l'hanno sempre dimostrato. E poi ci voleva proprio una bella notizia come questa dopo i momenti difficili vissuti a causa dell'emergenza sanitaria" .
Il volantino
Non ci sono stati però solo applausi e messaggi di accoglienza nel quartiere. Di altro tenore, ad esempio, è il volantino incollato sulla vetrata posteriore di una edicola, poco distante dall'abitazione della giovane cooperante. "Tanti di noi, stufi di dover pagare i riscatti, specie di questi tempi. Salvare una vita, meritevole, per metterne a rischio molte altre?", c'era scritto sul foglio, staccato e gettato dall' edicolante non appena se ne è accorto. Nel volantino si criticava il fatto di "subire le ingerenze politiche delle Ong che mettono a rischio i nostri pur lodevoli connazionali", sostenendo la necessità di "far pagare alle Ong o chi per esse le loro superficialità". "Buonismo, perbenismo e politicamente corretto - era la conclusione - non equivalgono a 'solidarietà'. Tutt'altro".
Il messaggio di Palazzo Marino
Oggi il presidente del consiglio comunale di Milano Lamberto Bertolé in apertura alla seduta (in modalità online) ha espresso a nome di Palazzo Marino gioia e felicità per la liberazione della giovane concittadina: "Esprimo la grandissima gioia per la liberazione di Silvia Romano. Auguriamo a Silvia e alla sua famiglia di recuperare la serenità dopo questa durissima prova. Come consiglio e come città di Milano siamo orgogliosi della forza con cui Silvia ha affrontato questa prova durissima. Sarà con gioia che quando torneremo a Palazzo Marino il totem all'ingresso sarà un solo ricordo perché la vicenda si è conclusa positivamente. Bentornata a casa Silvia".