
Silvio Berlusconi e Guido Meda
Milano – Dalla stretta di mano a "un ragazzetto di 19 anni" al suggerimento sul cambio di un paio di occhiali prima di andare in onda. Volti ed ex ragazzi della tv privata degli anni ’80 e ’90 aprono il cassetto dei ricordi, riportano a galla aneddoti sul rapporto professionale con l’imprenditore televisivo che sfidò il monopolio Rai. E i dipendenti di oggi, a Cologno Monzese, si stringono attorno alla famiglia Berlusconi, dopo le parole del secondogenito Pier Silvio che mercoledì, al termine del funerale del padre, ha incontrato i lavoratori nello studio 20: “Da stasera, da domani, noi facciamo un click e torniamo ad essere un’azienda viva, piena di energia e forza, come è stata tutta la sua vita”.
Ieri i dipendenti sono tornati alla quotidianità, nella macchina televisiva. E sui social si moltiplicano i ricordi di chi ha trascorso una parte della sua vita professionale in quel mondo.
"Nel 1989 lasciai il mio lavoro da operaio per andare a lavorare a Milano”, scrive il musicista Massimo Varini. “Era per il telefilm di Cristina D’Avena ‘Cri Cri’. Sapevamo tutti che Berlusconi era il “nostro capo”. In molti lo chiamavano, con accento milanese: “il Berlusca”. Mi stupì la sua gentilezza, simpatia e disponibilità, salutava tutti, strinse la mano anche a me, un ragazzetto di 19 anni che faceva una parte non rilevante in un telefilm di uno dei suoi canali, ma mi sorrise e mi chiese se fossi contento del mio lavoro. Grazie ai suoi stipendi riuscii a non tornare a lavorare come operaio".
Ha pubblicato un ricordo sui social anche il giornalista Guido Meda, che ha fatto il suo ingresso in tv nel 1988, all’età di 21 anni. "Una notte dei primi anni ‘90, intorno all’una, avevo appena terminato la conduzione di un tg e mi chiamò al telefono. Lo salutai, teso e preoccupato. Lo avvertì subito e mi rassicurò. Mi disse che ero bravo – scrive – ma aveva notato che la montatura in metallo dei miei occhiali rifletteva le luci dello studio e accentuava il mio viso scavato. Mi consigliò di cambiarla con una in tartaruga o in plastica scura suggerendomi anche dove andare a comprarla, a nome suo. Rimasi nella sua azienda per 27 incredibili anni, ma gli occhiali di oggi sono ancora quelli che mi suggerì quella notte".