“Vedi, Marina, la vita è così: vieni, fai fai fai... e poi te ne vai”. Chi pronuncia questa frase è Silvio Berlusconi, due giorni prima di morire, a 86 anni nell’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato da giorni. Lei è la figlia maggiore, Marina. Ed è lei stessa a rendere noto questo “lascito ideale” del padre, l'ultimo scritto di Silvio Berlusconi, nella prefazione l nuovo libro di Paolo Del Debbio, pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera.
Quattro pagine scritte due giorni prima di morire
“Ero lì con lui, in quella camera del San Raffaele di Milano, nel primo pomeriggio di sabato 10 giugno, quando (mio padre, ndr) scrisse queste righe. E non potrò mai, mai dimenticare – scrive la primogenita del Cavaliere –. Gli avevo fatto visita la sera precedente, l'avevo visto bene. Tornai il giorno dopo, trovai purtroppo un altro uomo. Abbandonato su una poltrona, molto affaticato, cupo, sofferente. Si fece accompagnare dalla poltrona al tavolo. Chiese carta e penna, chinò il capo e cominciò a scrivere. Mi sedetti vicino a lui e lo guardai lavorare. A un certo punto si fermò, alzò lo sguardo, lo fissò nei miei occhi e disse qualcosa che mi porterò dentro fino al mio ultimo istante: ‘Vedi, Marina, la vita è così: vieni, fai fai fai... e poi te ne vai’".
Il lascito ideale del Cav alla primogenita
Parole che in quel momento avevano tutto il sapore di un cupo presentimento. “Finì la prima pagina, me la passò, lessi – racconta Marina Berlusconi –. E mi cascò il mondo addosso. Perché mi resi conto che quello che stava scrivendo era il suo lascito ideale, il suo testamento, la sintesi delle convinzioni e dei valori che lo avevano sempre accompagnato. Lui continuò a scrivere, e quando ebbe finito chiese di essere riaccompagnato a letto. Io restai lì impietrita, facendo finta di non aver compreso quello che entrambi avevamo compreso benissimo”.
Marina: “Ogni volta che rileggo mi manca il respiro”
Quattro pagine vergate a mano, che Marina confida ora di aver letto e riletto decine di volte. “Me le sono rigirate tra le mani per ore, per giorni, e ogni volta mi manca il respiro. Sono un ricordo molto privato, ma io credo sia giusto non rimangano soltanto un ricordo privato. Non contengono nulla di inedito, ma mi piace condividerle – conclude – con quanti a mio padre hanno voluto bene, con quanti hanno creduto in lui e continuano a credere nelle sue idee”.