PAOLO VERRI
Cronaca

Accoglienza, condannati i sindaci ribelli

Il caso delle ordinanze restrittive a Inzago, Cologno Monzese e Gallarate

Un immigrato in una struttura d'accoglienza

Milano, 24 novembre 2018 - Con le loro ordinanze, approvate nell’estate del 2017, i sindaci leghisti di Inzago, Cologno Monzese e Gallarate hanno trasmesso «il concetto che l’accoglienza» dei migranti «metta in pericolo di per sé la salute e l’incolumità pubblica» con «l’unico effetto, indiretto, di violare la dignità ed offendere le persone destinate ad essere ospitate in ragione della loro provenienza». Tutto questo «alimentando il clima di sospetto, intimidatorio, ostile ed umiliante».

Lo hamesso nero su bianco il giudice Paola Gandolfi del Tribunale civile di Milano che in due sentenze ha dichiarato il «carattere discriminatorio» di quei provvedimenti. I sindaci dei tre paesi, come molti altri loro colleghi del Carroccio, avevano approvato “ordinanze fotocopia” che prevedevano l’obbligo di una segnalazione in Comune per i proprietari intenzionati ad affittare i loro immobili ad associazioni che aiutavano i richiedenti asilo. In caso contrario, sarebbe scattata una multa fino a 500 euro. Disposizioni contro le quali l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, gli Avvocati Per Niente onlus e il Naga hanno fatto ricorso. Dopo pochi mesi, «gran parte delle ordinanze sono state revocate dopo gli interventi dei prefetti», hanno spiegato i legali delle associazioni, Alberto Guariso e Livio Neri. Qualche sindaco, però, si era mostrato irriducibile.

Con i loro provvedimenti, per il giudice, non hanno fatto che creare allarme «veicolando il sospetto che i migranti costituiscano una minaccia alla salute della comunità urbana, oltre che alla sicurezza». E così facendo hanno violato «la dignità dei richiedenti asilo» contribuendo a alimentare la diffidenza nei loro confronti. Parole che lasciano «sbalorditi» il segretario della Lega Lombarda e deputato del Carroccio, Paolo Grimoldi, e il consigliere regionale lombardo Giovanni Malanchini: «Con questa ordinanza i sindaci della Lega hanno voluto opporsi al business milionario dell’accoglienza – assicurano – che ha scaricato sui Comuni tutti i problemi, pretendendo semplicemente di non essere scavalcati».