
A fare il punto sulla critica situazione degli impianti sportivi ci pensa Paolo Gatti, presidente dei Concessionari Sportivi Milanesi nonché dirigente sportivo e docente universitario: "Lo stato attuale dei centri non è più sostenibile, il caso del Villa è capitato anche a noi ma con modalità diverse. Noi ce ne siamo andati dal campo di via Cilea (dove c’era uno dei centri del Lombardia Uno) volontariamente dopo una lunga trattativa con la Curia. Abbiamo lasciato il campo a ottobre 2021 ma almeno abbiamo sfruttato i 2 anni di stop causa Covid per smantellarlo, portando via e vendendo tutto il possibile, dagli spogliatoi ai prefabbricati: ad oggi però i tappeti sintetici dei campi a 11, a 7 e a 5 sono ancora lì e sarebbero completamente recuperabili e io vorrei donarli alle scuole della zona per fare dei campi di calcetto invece che lasciarli lì, senza contare che la Curia ancora non ha iniziato a fare i lavori di rifacimento".
Per Gatti la situazione meriterebbe maggiore attenzione da parte di tutti: "La Figc, la Lega nazionale dilettanti (Lnd) e il Comitato regionale Lombardia non stanno facendo nulla, non è possibile che di fronte a casi del genere non si espongano mai, non possono servire solo per organizzare i campionati ma dovrebbero tutelare le società affiliate". Di fronte alla sparizione di tanti centri sportivi per il presidente la soluzione è una: "Serve diversificare, ormai il multisport è necessario per sopravvivere, sono pochissimi i centri che vivono di solo calcio. Solo nella mia zona sono spariti 4 campi di calcio per far posto a quelli di padel: l’ho fatto anche io in Giambellino ma senza snaturare per mantenere una sostenibilità economica che oggi è sempre più dura a causa del caro energetico. Le bollette sono arrivate a costare 20mila euro al mese e se la Regione qualcosa sta facendo non posso dire lo stesso del Comune".
È proprio l’istituzione comunale che deve, secondo Gatti, muoversi in tal senso: "A Milano sono 108 i concessionari del Comune, lavoriamo per lui ma sembra che l’Assessorato allo Sport sia solo un organo di controllo e censura e non di sostegno: abbiamo in mano impianti pubblici che vanno avanti con soldi privati e invece di essere aiutati siamo danneggiati". La speranza, ora, è nelle prossime Olimpiadi e nel nuovo Governo: "Non esiste ancora una Legge olimpica perché la pandemia ha posticipato tutto di due anni ma i benefici, si spera, dovrebbero arrivare e gli impianti di Lombardia e Veneto potrebbero essere messi a posto". I.C.