
Somaini, quando l’arte è lo spazio dell’anima
Lungo corso di Porta Vigentina, dopo la magica “pietra del Tredesin de Mars” (in santa Maria al Paradiso) e il giardino segreto dell’ex convento, ora Biblioteca pubblica, palpito di poesia, "esclusivo delle vecchissime case milanesi" (parola di Dino Buzzati), resiste al civico 31: qui la Fondazione intitolata al lombardo Francesco Somaini, scultore che ha trasformato in poesia l’energia del ’900, artefice di opere ammiratissime a Milano come in Brasile e Finlandia, Usa e Vaticano, ne custodisce la memoria. Vestale, la figlia Chiara. A tappe svela il segreto della loro struggente bellezza: da oggi al 30 settembre (giovedì-venerdì, sabato, ore 10-17) con la mostra “Immaginare scultura 2. La pittura (1950-1965)”. Sono 38 quadri, rappresentativi delle diverse fasi e tecniche, per chiarire il senso del dipingere nel fare di uno scultore. E aiutare a risolvere l’enigma: perché l’imprevedibile Vittoria-Monumento ai Marinai d’Italia caduti nella Seconda Guerra Mondiale, slanciata da Somaini per oltre sei metri e mezzo nell’omonimo nostro Largo cittadino, sembra così viva? Lasciamo pure che l’artista proclami "immediato e violento" il suo dialogo con la materia, "guidata alla forma in un rapporto istintivo come l’atto sessuale". Ma a dirci che lui è anche un abile giocatore di scacchi, capace di una geniale "mossa del cavallo", di disegnare traiettorie invisibili agli altri, provvede Duccio Nobili nel catalogo. Le creazioni di Somaini sono “presenze”, materia vivente in grado di espandersi ed agire nello spazio circostante, perché è riuscito a raccogliere la sfida lanciata da Arturo Martini ai giovani: "una vera e propria mossa del cavallo", affinché la loro disciplina non fosse più rupe, ma acqua e cielo, non un oggetto ma grembo oscuro... La lezione di Masaccio, che fa conquistare all’uomo spazio di luce e ombra, e l’uso per 15 anni degli strumenti della pittura hanno consentito a Somaini di sperimentare i contrasti luminosi, arrivando a una scultura fatta di ombra, attraverso cui cade la luce, dentro lo spazio dell’anima.
Anna Mangiarotti