LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Shlomi e Amit, i due amici sopravvissuti al massacro del rave: “In fuga per chilometri tra le raffiche di mitra”

Milano, il racconto dei due ragazzi di Tel Aviv scampati alla violenza di Hamas durante il festival musicale nel deserto: “All’inizio abbiamo pensato a fuochi d’artificio, poi ci siamo resi conto che erano razzi”

Amit Arusi e Shlomi Shushan, 21 anni, sopravvissuti al massacro del rave in Israele

Milano – “Avevamo atteso per mesi quel festival. E fino alla mattina è stato bellissimo. Un’atmosfera incredibile. Si ballava, si rideva, ci si abbracciava. Poi sono arrivati i razzi e le raffiche di mitra. E la festa si è trasformata in un massacro”. C’erano anche Shlomi Shushan e Amit Arusi, 21 anni, alla manifestazione organizzata dalla Comunità Ebraica nella sinagoga di Milano per chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nella mani di Hamas. 

Il rave del massacro

Shlomi e Amit vivono con i genitori a Petah Tikva, vicino a Tel Aviv. All’alba del 7 ottobre, il giorno in cui Hamas ha seminato morte e terrore in Israele, erano insieme ad altri sette amici a circa 100 chilometri da casa. Come migliaia di altri giovani, stavano partecipando al Nova Festival nel deserto del Negev, una decina di chilometri dal confine con la Striscia. Il rave del massacro.

“Pensavo ai fuochi d’artificio”

Dopo una notte di balli e divertimenti si stavano godendo l’alba, quando in cielo sono apparsi i razzi e si sono sentite le prime esplosioni. “All’inizio abbiamo pensato a fuochi d’artificio - dicono i due giovani - Poi ci siamo resi conto che invece erano razzi”. I “soliti“ razzi, hanno pensato Shlomi e Amit senza allarmarsi troppo. La consuetudine con questo tipo di attacchi permette di non farsi prendere dal panico: “Abbiamo cercato un riparo e ci siamo stesi a terra. Le esplosioni erano sempre più vicine. Poi sono iniziate le raffiche di mitra, prima in lontananza, poi anche loro sempre più vicine".

La fuga per 30 chilometri

Shlomi e Amit devono la vita a un poliziotto che li ha in pratica sollevati di peso e gli ha ordinato di scappare. Lontano e in fretta. “Ci sono terroristi dappertutto! Ci gridava. Io ho iniziato a correre più veloce che potevo – racconta Shlomi – Ho perso di vista Amit e tutti gli altri, ho continuato a correre fino a quando ho avuto fiato. Mentre scappavo ho visto scene che non riesco neanche a raccontare. Donne sgozzate, ragazzi uccisi. Sangue e distruzione ovunque. Mi sono fermato solo dopo 30 chilometri, quando sono arrivato all’insediamento di Patish, sei ore dopo. Ero distrutto e terrorizzato. Ho chiamato i miei genitori per dire loro che ero vivo”. Anche Amit è scappato di corsa per chilometri riuscendo a salvarsi. Non così è stato per i loro amici: “Si sono fermati in un bunker. Sono stati tutti uccisi”.

Il ritorno a casa

I due ragazzi sono poi riusciti a tornare a Tel Aviv insieme ai genitori di altri ragazzi che erano al Festival e arrivati da Tel Aviv. “La loro macchina era crivellata di colpi. Non so come sono riusciti ad arrivare fino a Patish. Per fortuna sulla strada del ritorno i terroristi non c’erano più”.

L’abbraccio coi genitori

Poi, finalmente, casa. “Quando sono entrato in casa i miei genitori erano in lacrime, mi hanno abbracciato più forte che potevano. Non riuscivano a crederci”. L’enormità del massacro del rave e di tutto quello successo in Israele l’hanno compreso solo alla sera. “Non si può spiegare quello che abbiamo vissuto. Le parole non bastano”.

“Ci rialzeremo”

Shlomi è arrivato a Milano qualche giorno fa, ospite di un cugino, ma domenica sarà di nuovo a Tel Aviv: "Tornerò a casa ma non sarà come prima. È una sensazione molto brutta tornare e sapere che i tuoi amici sono morti. È stato orribile quello che ci è successo, ma anche questa volta riusciremo a rialzarci. Come abbiamo sempre fatto”.