Melegnano (Sondrio) – Stazioni ferroviarie, spicchi di campagna, edifici dismessi. Luoghi dove si pensa di essere al riparo da occhi indiscreti. Sono solo alcuni dei crocevia dello spaccio nel Sud-Est Milanese, un territorio che, anche per la sua conformazione geografica, si conferma appetibile per le compravendite di droga. Con lo smantellamento del boschetto di Rogoredo, la linea ferroviaria Milano-Lodi, da San Donato fino a San Zenone al Lambro, ha assorbito parte del flusso di pusher e clienti che un tempo gravitava su Milano.
E così, stazioni e zone limitrofe sono diventate un punto d’incontro per spacciatori e sbandati. Un fitto sottobosco, dove non mancano regolamenti di conti e tragedie lungo i binari. L’ultimo episodio che ha contribuito a riaccendere i riflettori sul fenomeno è l’accoltellamento di un tunisino di 22 anni, raggiunto da fendenti al torace e alla schiena, in pieno giorno, mentre si trovava nella sala d’attesa dello scalo ferroviario di Melegnano.
Alla base dell’accaduto ci sarebbe un debito di droga. Da San Donato a San Zenone, i dintorni delle stazioni sono anche teatro di periodici incidenti, con persone travolte e uccise dai treni in transito. In più di un caso, le vittime sono proprio i disperati che bazzicano quelle zone. Ma non ci sono solo le stazioni. Presenze sospette sono state segnalate a più riprese in corrispondenza di cascine, edifici e terreni dismessi.
Ne è un esempio il “repulisti” che la società Sportlifecity-Milan, interessata a realizzarvi uno stadio da 70mila posti, ha di recente eseguito nell’area San Francesco, a San Donato, liberata dalle presenze abusive che nel corso degli anni l’avevano colonizzata. Traffici e movimenti sospetti sono difficili da estirpare, nonostante i controlli e le periodiche retate delle forze dell’ordine. Quasi ovunque, la formula usata da pusher e clienti è quella della droga su prenotazione.
Un messaggio sul telefonino e poi l’incontro nei luoghi concordati, per effettuare lo scambio di sostanze e denaro. Arresti e denunce hanno l’effetto di interrompere temporaneamente gli incontri, oppure di spostare le compravendite in altre aree di uno stesso territorio. A più riprese i sindaci hanno lanciato appelli per un potenziamento dei controlli, sia in chiave repressiva che a livello preventivo, nei quartieri dove il fenomeno è maggiormente diffuso.