
Un’esercitazione al tiro a segno di Milano
Milano, 12 maggio 2017 - Giovani e pensionati, imprenditori, negozianti e anche qualche donna. È un mondo variegato quello delle persone che, accomunate dal desiderio di difendersi da ladri o rapinatori, acquistano armi da fuoco e imparano a sparare frequentando i corsi organizzati dall’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits), necessari per ottenere il porto d’armi, nei poligoni sparsi sul territorio lombardo. Un giornata di lezioni teoriche e pratiche, che culmina in una prova di sparo con pistola o fucile. A Milano si incontrano nel poligono in viale Achille Papa, il centro che a livello nazionale conta il maggior numero di iscritti, oltre 10mila, in costante aumento.
Carlo Bianchi, vicepresidente di Tiro a Segno Nazionale Milano, che cosa spinge le persone a voler imparare a sparare?
"Bisogna distinguere tra chi impara per sport o per lavoro, come le forze dell’ordine o le guardie giurate, e chi è spinto da un bisogno di sicurezza. Avere un’arma offre un senso di sicurezza, ma non vuol dire che una persona sia pronta a sparare senza motivo. È come andare in auto con le cinture, in caso di incidenti possono salvare la vita. Io ho una pistola da 43 anni e non mi è mai capitato di usarla o di doverla tirare fuori per difendermi. Altri non hanno avuto la stessa fortuna".
Come è strutturato un corso?
"Noi organizziamo circa 400 corsi ogni anno, che durano una giornata e costano 120 euro. I partecipanti imparano a maneggiare e custodire armi da fuoco in sicurezza, per non andare incontro a rischi. Non basta avere una pistola, bisogna saperla usare. Con le armi bisogna stare attenti, soprattutto quando in casa ci sono bambini. Si parte con la teoria e poi si passa alla pratica nel poligono dove non usiamo mai sagome umane o di animali. Superata la prova i partecipanti ottengono la documentazione necessaria per ottenere il porto d’armi".
Qual è il vostro consiglio per chi acquista una pistola per difesa personale?
"A volte una persona è costretta a sparare per difendersi, ma noi diciamo di pensarci 50 volte prima di farlo. Chi non è abituato alla violenza e uccide un’altra persona rimane segnato per tutta la vita. Colpire significa sangue per terra, urla, un trauma difficile da superare. Non è come nei film. Penso a Rodolfo Corazzo (il gioielliere che il 24 novembre 2015 uccise un rapinatore albanese entrato nella sua casa a Rodano, nel Milanese. Il gip ha archiviato l’inchiesta a suo carico, ndr). Continua a frequentare il nostro poligono ma non è più quello di prima. Quell’episodio lo ha distrutto. Poi ci sono tutti gli strascichi giudiziari che questo comporta".
Che cosa pensa della nuova legge sulla legittima difesa?
"Va letta con attenzione ma secondo me non è sbagliata. Una persona deve essere tutelata quando spara per difendersi, bisogna vedere come verrà risolto il nodo della differenza sull’utilizzo dell’arma di giorno o di notte. Intanto noi cerchiamo di mettere le persone in condizione di maneggiare una pistola in sicurezza. Frequentano i nostri corsi anche persone di 70 anni e, ultimamente, si sono iscritte anche diverse donne".