NICOLA PALMA
Cronaca

Far west alla Comasina, sparatoria in strada: scattano due arresti

La pista del raid per contrasti tra famiglie

Un fermo immagine delle telecamere che inquadra i due protagonisti della sparatoria

Milano, 6 marzo 2019 - «I fratelli Privitera Privitera...». Forse va cercato in quell’esclamazione rabbiosa, pronunciata da Peter Mangani durante la perquisizione del 19 dicembre scorso, il movente della doppia aggressione di piazza Gasparri, prima a coltellate e poi con una raffica di calibro 7.65 esplosi da una semiautomatica. Del resto, Mangani, già condannato a 3 anni e 8 mesi in Appello nell’ambito dell’operazione antimafia Infinito e cugino dell’ex capo del Locale di Milano e reggente della Lombardia Cosimo Barranca, è descritto dal gip Maria Cristina Mannocci come una persona che vive «costantemente con la fissazione di essere il bersaglio delle forze di polizia e che ogni evento che gli succeda sia manovrato e gestito occultamente da polizia e carabinieri (comprese le sue assunzioni e i suoi licenziamenti)». Dagli atti emerge il profilo di un paranoico, che probabilmente si era convinto che i «fratelli Privitera», appartenenti a una famiglia ritenuta rivale dei Mangani, fossero «informatori delle forze dell’ordine». Su questo aspetto, le indagini sono ancora in corso. 

Intanto, ieri i carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal tenente colonnello Michele Miulli, hanno messo un primo punto fermo alla vicenda, arrestando i due pregiudicati che si fronteggiarono la mattina dell’11 settembre alla Comasina in una sorta di sfida all’Ok Corral: in manette sono finiti proprio il 44enne Peter Mangani e il 35enne Claudio Privitera, entrambi accusati di tentato omicidio. Nonostante siano state «complicate dall’evidente omertà o comunque dalla reticenza e dai timori per eventuali ritorsioni da parte dei vari soggetti sentiti», le indagini dei militari di via Moscova, che hanno potuto contare sul prezioso contributo dei colleghi della stazione Affori guidati dal maresciallo maggiore Alessandro Caserta, sono riuscite a ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti. Alle 10.20, c’è stato il primo blitz di Mangani, che ha atteso dietro un’auto in sosta l’arrivo di Privitera in piazza Gasparri e gli è saltato addosso: dopo una breve colluttazione, la vittima è riuscita a divincolarsi e a scappare, ferito al fianco sinistro probabilmente dal manico del coltello impugnato da Mangani.

Alle 10.57 è andato in scena il secondo tempo, stavolta ad armi pari: Mangani si è avvicinato in scooter al Bar El Tabachè e ha esploso 12 colpi calibro 7.65, tutti fuori bersaglio; a quel punto, Privitera, armato di pistola a tamburo, ha risposto al fuoco, anche quando Mangani si era ormai allontanato dal luogo dell’aggressione (e lo testimonia il gesto di abbassarsi per «offrire meno sagoma» immortalato dalle telecamere). Testimonianze e filmati hanno aiutato gli investigatori a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle. A chiudere il cerchio ci ha pensato una conoscente di Privitera, a sua volta indagata per favoreggiamento, che a un certo punto ha deciso di collaborare con i carabinieri e di raccontare quello che sapeva di questa storia. Dalla prima chiamata del 35enne pochi minuti dopo la sparatoria («Mi mimò con le mani il gesto di sparare e mi disse che aveva sparato», ha messo a verbale) ai successivi incontri, durante i quali l’uomo avrebbe fatto esplicito riferimento all’agguato.