Sera del 24 aprile 2018, via Carbonia. Michelangelo Lo Bue è appena rientrato a casa quando viene aggredito in garage: un uomo gli spara contro cinque colpi, ferendolo alla gamba destra. Nella stradina di Vialba, ricostruiranno poi le indagini, l’aggressore ci è arrivato con almeno due complici e a bordo di un Fiorino bianco rubato, poi dato alle fiamme nei campi. A poco più di due anni da quel raid, che rientrava nella faida tra narcos emergenti a Quarto Oggiaro e Bruzzano, sono arrivate le condanne per due dei presunti autori, a conferma dell’impianto accusatorio costruito dal pm Francesca Crupi e dai carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova: 9 anni e 11 mesi per Mohamed Zouhir Lakhel alias "Zucca" e 10 anni e 4 mesi per Giuseppe Poerio, accusati di lesioni pluriaggravate nei confronti di Lo Bue (che se l’è cavata senza gravi conseguenze) e, tra le altre cose, della ricettazione del furgone usato per l’agguato e per l’incendio dell’auto del pregiudicato Kristian De Palma; il terzo uomo, Stefano Milotta detto "Nasone", verrà giudicato in un procedimento separato perché ammanettato in un secondo momento. Dal dibattimento è emerso che il blitz di via Carbonia rientrava a pieno titolo nella guerra tra bande per accaparrarsi la supremazia dello spaccio nella periferia nord della città. In che modo? Partiamo da un fatto. Pochi mesi prima di essere gambizzato, Lo Bue aveva preso parte all’assalto armato alla carrozzeria New Car di Novate Milanese, tanto da essere arrestato dai militari dell’Arma a valle dell’indagine "Sangue blu".
Un assalto che, secondo processi e verdetti nel frattempo diventati definitivi, fu pianificato dall’ex titolare dell’officina Rocco Ambrosino per punire il nuovo proprietario Massimiliano Toscano, che riuscì a sfuggire al commando. Motivo dell’imboscata? "Una faida in atto, legata, con ogni probabilità, alla gestione del traffico di stupefacenti su quel territorio", l’ipotesi paventata dal gip e poi confermata un anno dopo da un’altra inchiesta sullo spaccio. Tra i duellanti tentarono di infilarsi Poerio e Lakhel, personaggi emergenti sulla piazza di Quarto. Come? Provando a mischiare le carte, con l’obiettivo di fomentare la guerra per trarne beneficio e guadagnare terreno in un mondo di mezzo frammentato e orfano di padroni veri. Così mandano proiettili a Lo Bue e Ambrosino e bruciano la macchina del detenuto semilibero De Palma (posteggiata davanti al carcere di Bollate), cercando di far ricadere la colpa su Toscano, quasi fosse una reazione alla spedizione punitiva del 12 marzo 2018.
Il piano non va in porto perché Miki Lo Bue capisce immediatamente cosa sta succedendo e prova ad anticipare le mosse dei rivali. Che, a loro volta, lo precedono, la sera del 24 aprile: il ventinovenne si ritrova davanti un uomo, col volto coperto con una maschera di lattice, che gli spara contro e poi scappa, in compagnia di altri due. I carabinieri, che all’epoca hanno appena iniziato gli approfondimenti investigativi sulla vicenda di Novate, partono da un’informazione di una fonte confidenziale e a dicembre arrestano Poerio e Lakhel. Ieri le condanne, pesanti.