
Samuele Calamucci, 45 anni, già consulente informatico per importanti società
Milano, 19 marzo 2025 – Ex 007 del Mossad che avrebbero chiesto report su proprietà di oligarchi russi in Italia e in Europa, presunti rapporti con la Cia statunitense, legami con servizi segreti ed esponenti delle forze dell’ordine, “talpe“ in grado di informare sulle indagini.
Episodi che affiorano nella mole di risposte messe a verbale da membri del “gruppo di via Pattari“ interrogati dai pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi e dal pm dell’Antimafia nazionale Antonello Ardituro, che oggi chiederanno al Tribunale del Riesame l’emissione di misure cautelari dopo le parziali bocciature del gip.
Le richieste
In particolare, il carcere per due indagati a piede libero: l’ex carabiniere Vincenzo De Marzio e l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, uno dei principali clienti dell’agenzia di investigazioni private Equalize. Domiciliari per il presunto “dominus” del gruppo di cyber spie, l’autosospeso presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, e per l’hacker Gabriele Pegoraro.
Soggetti, evidenziano i pm, che “godono di una rete relazionale di alto livello e variamente composta”. Indagati “che non hanno fatto mistero di essere tranquilli anche quando fughe di notizie li hanno messi sull’avviso, quasi a ritenere di godere anche di una capacità di tutela in ambienti giudiziari e comunque di poter intervenire su indagini e processi”.
Una struttura “a grappolo”, e l’applicazione dei domiciliari servirebbe a “recidere nettamente il legame tra Pazzali e i tanti soggetti, alcuni non ancora identificati, che potrebbero offrire al gruppo di via Pattari un qualche aiuto per scalfire il granitico quadro indiziario”. Un’istanza sulla quale si esprimeranno i giudici del Riesame, dopo aver ascoltato anche le argomentazioni messe sul tavolo dalle difese.
I verbali
Intanto, dai verbali degli interrogatori depositati alle parti, emergono nuovi episodi e particolari su fatti già emersi nel corso delle indagini. Nunzio Samuele Calamucci, uno degli hacker, ha parlato anche di un accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine che avrebbe avuto come obiettivo il “manager” di Khaby Lame, noto influencer e tiktoker.
Si è soffermato sui contatti con due israeliani, legali di uno studio inglese di Tel Aviv con un passato nel Mossad, che nel febbraio del 2023 entrarono nella sede della Equalize a pochi passi dal Duomo di Milano. Chiesero un report sulle proprietà in Italia e in Europa di oligarchi russi che, stando all’interrogatorio, doveva finire a uno “studio di New York che avrebbe provveduto ad emettere le sanzioni su queste persone”. A introdurre gli ex 007 in Equalize, sempre a detta di Calamucci, fu l’ex carabiniere del Ros De Marzio, indicato col nome in codice Tela. Il 63enne diceva di aver lavorato per “i servizi segreti italiani” e sosteneva pure, secondo Calamucci, di aver venduto “informazioni alla Cia”.
Dalle centinaia di pagine di atti, poi, viene fuori che Equalize avrebbe fatturato “2 milioni di euro” all’anno e sarebbe arrivata a vendere “report” a “60mila euro” l’uno. Una società che, come aveva percepito Antonio Rossi, manager 33enne che sarebbe stato chiamato per creare un “clone” dell’agenzia a Londra, “operava sicuramente (...) con la piena approvazione da parte delle istituzioni”.
Nelle conversazioni “esprimevano di avere dei contatti, di confrontarsi con Questura, con Guardia di Finanza, con Carabinieri, con Procura”. Presunti appoggi e legami finiti al centro di approfondimenti investigativi.
A delineare il ruolo di Pazzali come “dominus” è stato in particolare l’ex superpoliziotto Carmine Gallo, morto lo scorso 9 marzo, mentre si trovava ai domiciliari, dopo aver reso ampie testimonianze su Equalize. Con Pazzali non c’era solo un rapporto professionale, ma anche di amicizia. “Lo stimavo”, ha detto ai pm.