GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Eterno dilemma San Siro: dal Portello a viale Puglie, 8 anni di false partenze per lo stadio di Milan e Inter

Nel 2015 l’iniziativa dei rossoneri in Fiera, poi il patto (sfumato) con i nerazzurri sul Meazza bis. Le proteste hanno bloccato ogni piano di intervento. E il fronte del no si sposta a San Donato

Inter e Milan in campo a San Siro, lo scorso martedì 16 maggio

Milano – Che nessuno voglia una casa con vista su uno stadio di calcio si era capito già nel 2015. E a distanza di 8 anni ci si ritrova nella medesima situazione. Il 7 luglio del 2015 Fondazione Fiera annunciava di aver scelto di affidare l’area del Portello al Milan perché vi edificasse il suo nuovo stadio. Da lì a un mese i rossoneri, allora guidati da Silvio (e Barbara) Berlusconi, avrebbero fatto una clamorosa marcia indietro: più nessuna volontà di rilevare l’area, più nessuna volontà di costruire uno stadio. Nel frattempo, però, si era già formato un attivissimo comitato di residenti deciso a rimandare all’inferno il progetto di una casa del Diavolo proprio sotto casa.

Da allora ad oggi il Milan ha dovuto salutare l’epopea berlusconiana, è stato sedotto e abbandonato dal sogno cinese di Li Yonghong ed è infine tornato al più tradizionale sogno americano. A rilanciare il progetto di un nuovo stadio sono stati proprio gli ultimi due proprietari a stelle e strisce: il fondo Elliot, prima, e la RedBird di Gerry Cardinale, ora. Di passi in avanti però non ne sono stati fatti. E oggi come 8 anni fa ogni volta che il Diavolo punta un’area per la sua nuova casa è un "apriti cielo". Portello a parte, la cronistoria recente contempla fin qui la bellezza di 6 ipotesi.

Il piano originario prevedeva la realizzazione del nuovo stadio di Milano immediatamente accanto al caro, vecchio e glorioso San Siro, di proprietà del Comune (un fatto per nulla secondario, come si vedrà). Milan e Inter lo avrebbero edificato insieme e a dicembre del 2021 concordarono progetto e progettista: Populous. Il piano prevedeva che il Meazza fosse significativamente ridimensionato, o parzialmente demolito, e rimanesse in veste museale.

Pressoché immediata la rivolta della sinistra ambientalista – che ha fatto valere tutto il peso del Consiglio comunale nell’iter autorizzativo ottenendo l’apertura di un dibattito pubblico – e di una parte dei residenti: da qui comitati, petizioni e ricorsi al Tar. Inizialmente Milan e Inter sembrano rassegnarsi a montare le catene da neve e procedere a velocità rallentata. Il tempo , però, passa invano ed ecco che accadono due fatti: i rossoneri sembrano decisi ad andare per conto loro, senza più l’Inter come partner, e, soprattutto, sembrano disposti ad andare anche fuori città. Un evidente smacco per l’amministrazione comunale in carica. Ma anche fuori dai confini di Milano, l’aria si rivela pesante.

La prima opzione alternativa che sembra poter prendere corpo è l’area Falck di Sesto San Giovanni, la stessa destinata al progetto della Città della Salute. La giunta sestese di centrodestra è favorevole all’arrivo del Diavolo e, anzi, non perde occasione di fare lo “scippo“ al sindaco Giuseppe Sala e al centrosinistra milanese. Alle Falck, inoltre, non ci sarebbe nulla da demolire né da bonificare, essendo stato tutto già demolito e bonificato. Il tema , semmai, è la difficile coesistenza con i nuovi ospedali e gli altri servizi ad alta attrattività di pubblico, nonché quello dello spazio disponibile. Detto altrimenti: come fare un progetto sostenibile?

Col senno di poi, la coincidenza con le elezioni comunali sestesi sembra aver artificiosamente ingigantito l’ombra di Sesto su Milano. In attesa di eventuali sviluppi, si fanno largo, a tempi alterni, altre ipotesi nella cintura metropolitana, a partire dall’area di San Donato, la San Francesco di proprietà della Sportlifecity, che nei giorni scorsi ha firmato un accordo col Milan. Ma è un accordo non vincolante. Vibranti, manco a dirlo, le proteste di una parte dei residenti: "Stadio? No, grazie!". Proprio come è accaduto in zona Portello e al quartiere San Siro. Ma non è finita: proteste si sono levate pure quando è emersa l’ipotesi di Rozzano o quella de “La Maura“.

Quest’ultima è un’area del Parco Agricolo Sud Milano percorsa da una pista usata per l’allenamento dei cavalli. Sala ha infine provato un’ultima carta per tenere il Diavolo a Milano: l’area di viale Puglie. A protestare per ora sono stati alcuni capigruppo, sia di centrosinistra sia di centrodestra. Dai residenti non un fiato. Sarà la soluzione buona? L’Inter, intanto, guarda sorniona.