Milan, addio alla Maura. Che le quotazioni dell’area fossero in ribasso rispetto a qualche settimana fa, era fatto già noto. Ieri ci ha pensato il presidente rossonero Paolo Scaroni a dire una parola (quasi) definitiva sulla questione, mandando in archivio quell’opzione e rispolverandone altre due. Con San Siro sullo sfondo. "La zona dell’ippodromo La Maura è quasi fuori di scena – ha spiegato il numero uno di via Aldo Rossi –. Dico quasi perché a ragion di logica è perfetta, data la sua storia sportiva e le sue dimensioni: oggi è chiusa al pubblico. Si potrebbe fare lo stadio occupando una parte piccola di questi 75 ettari, quindi secondo me il progetto ha una sua logica e non mi sembra che avrebbe un effetto devastante su quell’area".
C’è un però: "Ci sono vincoli, proteste e opposizioni in Consiglio comunale", il riferimento alle manifestazioni di ambientalisti e residenti anti-stadio (in tremila a marzo hanno formato una catena umana attorno all’area) e alle prese di posizione di buona parte della maggioranza di Palazzo Marino contro l’ipotesi La Maura. Nel fronte del "no" c’è in prima fila il consigliere della lista Sala Enrico Fedrighini, che, citando uno studio Kpmg sulle variabili che condizionano il processo di realizzazione di un impianto sportivo (dalla compatibilità con norme e vincoli alle infrastrutture viabilistiche), afferma: "Applicando questi elementari criteri, la partita stadio-Maura si sarebbe chiusa un paio di mesi fa" con uno stop definitivo.
"Abbiamo in mente altre aree fuori dal Comune di Milano, sempre aree metropolitane del Milanese – ha proseguito Scaroni all’evento Milano Football Week –. Ne abbiamo due: una più veloce e una un po’ più lenta. Sicuramente prima della fine di questa decade potrebbe esserci il primo passo nel nuovo stadio". Le aree in questione, non è un mistero, si trovano nei territori di Sesto e San Donato. E San Siro? "Lo stadio è stato costruito nel 1955, quindi nel 2025, una volta compiuti 70 anni, una costruzione viene sottoposta ad analisi se merita vincolo come bene storico. È un tema che complica ulteriormente un tema già difficile che ci fa un po’ girare la testa", ha chiosato Scaroni.
Un tema al centro dell’incontro convocato venerdì scorso dal sindaco Giuseppe Sala, al quale hanno partecipato i rappresentanti di Inter (l’ad Alessandro Antonello e il direttore del settore sviluppo infrastrutture Mark Van Huuksloot) e Milan (l’ad Giorgio Furlani e il consulente Giuseppe Bonomi) e la neo sovrintendente Emanuela Carpani. A quest’ultima, i manager delle società hanno chiesto di anticipare il parere sull’eventuale vincolo per il secondo anello, senza attendere il 2025. In questo modo, il ragionamento, i club avrebbero tutti gli elementi per decidere subito se andare avanti o meno sulla strada che porta alla demolizione del Meazza e alla costruzione di un nuovo stadio in un’area vicina.