Statale in missione ad Assuan. Archeologi, medici, botanici:: "Una popolazione da scoprire"

Partiranno da Milano in 34 a settembre. Le ultime sorprese tra scavi e Tac alle mummie (in attesa del Dna). I terrazzamenti, i segni della tubercolosi, le famiglie sepolte insieme. E il sogno di un parco aperto.

Statale in missione ad Assuan. Archeologi, medici, botanici:: "Una popolazione da scoprire"

Partiranno da Milano in 34 a settembre. Le ultime sorprese tra scavi e Tac alle mummie (in attesa del Dna). I terrazzamenti, i segni della tubercolosi, le famiglie sepolte insieme. E il sogno di un parco aperto.

di Simona Ballatore

MILANO

"Stiamo incontrando una popolazione. Ed è ancora più importante che scoprire oggetti": Patrizia Piacentini, professoressa di Egittologia della Statale, è pronta a ripartire per Assuan.

Dove vi ha portati l’ultima missione?

"Ci siamo spostati nella parte bassa della Necropoli. E ci siamo resi conto che le tombe erano disposte su terrazzamenti. Di per sé non stupirebbe: si vedono due o tre terrazzamenti in molte località, compresa la parte più antica di Assuan. In questo caso però sono una decina, se non di più. Ed è il primo aspetto molto interessante, un fatto unico in Egitto".

Che cosa ci indica?

"Andremo avanti con gli scavi per vedere dove ci portano, ma ci siamo resi conto che in quei terrazzamenti c’è tutta una stratificazione sociale: abbiamo trovato tombe più modeste rispetto a quelle - molto ricche - della parte alta, dove torneremo con la prima missione del 2025. Qui abbiamo la ’classe media’".

Una “piramide sociale“, nel senso letterale del termine...

"Sì, anche se non troveremo mai persone poverissime. I contadini - o comunque chi svolgeva lavori modesti - venivano seppelliti nel deserto, al di fuori della Necropoli, in semplici fosse. Potremmo immaginare la Necropoli come una sorta di Cimitero Monumentale di Milano o un Père-Lachaise di Parigi".

Perché questa area bassa sembra ancora più interessante?

"Lo è dal punto di vista archeologico e antropologico: ci saranno meno oggetti, anche se abbiamo trovato anche lì cartonnage (involucri decorati che avvolgono le mummie, ndr), ma è lì che troveremo la “gente“. Abbiamo trovato oltre cento mummie, ce ne saranno di più".

Cosa ci aiuteranno a capire?

"Dai resti ossei scopriamo di che malattie soffrivano, cosa le ha portate alla morte. Abbiamo già trovato molti casi di tubercolosi, e questo spiega anche perché ci siano intere famiglie tumulate insieme: madri, padri e figli. Quando è grave lascia segni sulle ossa, abbiamo trovato vertebre segnate dagli attacchi di tubercolosi. Ci sono tanti bambini: non stupisce l’alta mortalità infantile alta, ma abbiamo notato che spesso, nonostante fossero di famiglie medie o medie-alte, soffrivano di anemia".

Che tipo di indagini si fanno?

"Alcune mummie sono sottoposte alla Tac, che da noi è comune ma in Egitto è un’avventura. Abbiamo sottoscritto un accordo con l’università di Assuan: all’ospedale c’è un reparto di radiologia. Le Tac ci sono servite anche a capire i dettagli della mummificazione. Per esempio abbiamo trovato delle aste di legno che tenevano insieme il corpo: in epoca greco-romana le mummificazioni venivano eseguite in modo più grossolano rispetto all’epoca faraonica. E si ricorreva a questo escamotage. Abbiamo potuto eseguire una sorta di sbendaggio virtuale".

E cosa si è scoperto?

"Per esempio che due mummie sepolte insieme, che all’inizio pensavamo fossero mamma e bambino, in realtà sono due ragazzini, uno di otto e l’altro di 12-13 anni. Entrambi al polso avevano un braccialetto. Nella stanza accanto abbiamo trovato un uomo e una donna, forse erano della stessa famiglia. Servirà l’analisi del Dna, che abbiamo in programma: abbiamo preso contatti con un laboratorio del Ministero delle Antichità a Il Cairo. Sono indagini costose in Egitto, cercheremo fondi e accordi".

Qual è il prossimo obiettivo?

"Quello che sarebbe davvero interessante è un’indagine a tappeto per capire tanti dettagli di questa popolazione di frontiera. Da dove venivano ? Cosa mangiavano? Ci sono stati matrimoni misti? Abbiamo trovato anche alcuni brevi testi funerari e molti nomi. Uno di questi sembra di origine asiatica. Li studieremo, ma poi li rimetteremo lì, nella loro tomba, come ricordo sempre, sin dal primo colpo di cazzuola: li lasceremo com’erano prima che i ladri antichi andassero a disturbarli".

Preoccupano quelli moderni?

"Uno dei compiti a cui siamo chiamati è proprio mettere in sicurezza il sito: ci sono i guardiani giorno e notte, abbiamo provveduto all’illuminazione del sito e alla sua salvaguardia. E sa quel è il mio sogno, da sempre? Creare un parco archeologico, aperto ai visitatori, con la collaborazione delle autorità egiziane. Non so quando accadrà, come. Ma sto già preparando i miei successori".