
Nuovi rincari
Milano, 27 giugno 2018 - In 10 anni a Milano città sono sparite 150 stazioni di rifornimento. Si contavano 450 impianti nel 2008. «Attualmente sono circa 300», dice Paolo Uniti, segretario generale nazionale di Figisc Confcommercio, l’associazione dei gestori di pompe di benzina con circa 250 soci nel capoluogo lombardo.
Alla base delle chiusure ci sono diversi motivi: «In primis la riduzione dei ricavi. Prima dell’euro, il margine lordo di un gestore si aggirava attorno a 30 lire al litro. Attualmente è di 3 centesimi al litro. Nel contempo sono aumentati i costi di gestione, ad esempio le commissioni per il pagamento con le carte e i bancomat. Si aggiungano l’impatto della crisi economica e il cambiamento della mobilità, come l’uso dei treni dell’alta velocità per i viaggi a lunga percorrenza». Dentro la cerchia dei Bastioni ha agito negativamente l’Area C che per le pompe di benzina è stato «il colpo di grazia ma non l’unica causa di difficoltà».
Intanto nella categoria è stata accolta con favore la decisione del ministro del Lavoro, Luigi di Maio, di rinviare l’obbligo di fatturazione elettronica sulla vendita dei carburanti alle partite Iva, previsto per il primo luglio. Uno slittamento, sembra a gennaio 2019, che ha congelato il temuto sciopero dei benzinai di 24 ore che sarebbe dovuto partire lunedì sera. «Siamo soddisfatti, era la decisione che speravamo – commenta Uniti –. La nostra categoria non è contro la e-fattura. Il fatto è che i distributori non sarebbero stati pronti per il primo luglio. Secondo una nostra indagine, ciascun gestore a Milano dovrà compilare circa 60 fatture elettroniche al giorno. Sarebbe utile, da parte dell’Agenzia delle Entrate, un’applicazione gratuita che faciliti la fatturazione online. O, meglio ancora, una carta con chip contenente i dati fiscali del cliente».