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Inchiesta Beic, il sindaco Sala: “Non vedo elementi per rimuovere Boeri dalla Triennale”

Il primo cittadino di Milano ha sottolineato: “Credo nella sua correttezza e in quella di Zucchi”. Ma ha comunque fatto sapere che farà con lui “una riflessione nei prossimi giorni”

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala e l'architetto Stefano Boeri

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala e l'architetto Stefano Boeri

Milano, 19 febbraio 2025 – Su Stefano Boeri “al momento non vedo elementi oggettivi per una sua rimozione dal ruolo di presidente della Triennale”. È quanto ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala dopo il respingimento degli arresti domiciliari chiesti per l'architetto milanese nell'ambito dell'inchiesta sulla BEIC, la Biblioteca europea di informazione e cultura.

“Io di principio credo nella correttezza di Boeri e di Cino Zucchi e sono felice che il rischio paventato di domiciliari sia rimasto un rischio e non sia diventato rea”, ha aggiunto il sindaco.

E ha sottolineato: “In queste settimane non ci siamo sentiti, adesso mi sento più libero di sentirlo e di ascoltarlo, quindi in funzione della conoscenza ormai antica del ruolo che Boeri ha avuto in passato nella politica milanese e ha attualmente come presidente della Triennale, credo che ogni cosa debba passare per una riflessione con lui che farò nei prossimi giorni”. 

Ieri, il giudice per le indagini preliminari Luigi Iannelli ha disposto nei confronti di Boeri e Zucchi il divieto di partecipare a commissioni nei concorsi pubblici: la misura interdittiva durerà un anno per il primo e otto mesi per il secondo.

Entrambi, quindi, non potranno valutare i progetti di architettura nell’ambito dei concorsi né stipulare contratti professionali con la pubblica amministrazione. In particolare, la misura impedisce a Boeri “in qualità sia di docente universitario che di professionista esterno, l'attività di comporre commissioni giudicatrici nell’ambito di procedure per l'affidamento di contratti pubblici per la durata di un anno” e vieta di concludere contratti con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere prestazioni di pubblico servizio.

Stesse misure decise anche per il terzo indagato, per il quale i pubblici ministeri avevano chiesto i domiciliari, ossia il progettista Pier Paolo Tamburelli. Per gli altri due indagati, Angelo Lunati e Giancarlo Floridi, progettisti che facevano parte della cordata vincitrice del concorso, l’accusa aveva chiesto misure interdittive, ma il giudice ha respinto l'istanza della Procura.