GIULIO MOLA
Cronaca

La rinascita di Stefano Tacconi: da Cusago alla Puglia per riprendersi la vita

Dopo l’ictus del 2022, l’ex portiere della Juventus e della Nazionale sta terminando la riabilitazione nel centro specializzato di San Giovanni Rotondo. Tanti gli incontri

Stefano Tacconi in spiaggia a Siponto insieme a un fan

Cusago (Milano) – “Ricominciamo da qui. Ne abbiamo passate tante, la strada è ancora lunga e non è stato facile ma la speranza è sempre stata con noi, dandoci la forza giorno dopo giorno di continuare a lottare insieme. Ad oggi, stai parando il rigore più difficile della tua vita e noi pareremo con te".

Così parlava poco più di due mesi fa Andrea Tacconi, figlio di Stefano, nel giorno del trasferimento del suo papà da Cusago a San Giovanni Rotondo. Prima l’ospedale di Alessandria, poi il “don Gnocchi“ di Milano. Infine il Gargano. Ottocento chilometri di speranza separano l’hinterland milanese da quell’angolo della Puglia ("Scelta fortemente voluta dalla famiglia - spiega la moglie Laura - per il legame che da sempre ci unisce alla figura di Padre Pio") dove l’ex portiere della Juventus e della Nazionale, diciassette mesi dopo l’emorragia cerebrale che lo colpì ad Alessandria durante una serata benefica, sta cercando di ripartire. Col fisico e con la mente.

Fra un paio di settimane ‘Capitan Fracassa’ (come lo chiamavano tifosi e compagni di squadra) potrà far ritorno fra le mura domestiche dopo le lunghe giornate trascorse nella Casa Sollievo della Sofferenza, dove è ricoverato. Ma in questi due mesi abbondanti non sono mancate anche pause gioiose in cui Stefano si è ritagliato squarci di felicità e di vita. Dopo la cena con la famiglia il 9 agosto in un ristorante di San Giovanni Rotondo (prima uscita pubblica) sono seguiti altri momenti conviviali immortalati da cellulari e macchine fotografiche. Anche per iniziare a riassaporare ritmi di una vita “quasi“ normale, nell’occasione legata soprattutto ai sapori gastronomici pugliesi. Una gita in spiaggia a Siponto con il mare a pochi metri, una “rimpatriata“ con uno dei tanti Juventus Club della regione, persino una tappa al porto turistico di Manfredonia e l’incontro con Orietta Berti che era lì in concerto. E solo due giorni fa la visita dell’Associazione Amici dei bambini Peschici e della squadra di calcio garganica. Poi, ovviamente, le cura riabilitative presso l’ospedale Padre Pio, circondato dall’affetto della sua famiglia e delle tante persone che gli vogliono bene.

“Continuo a crederci e ci spero sempre: il mio sogno è di portare prestissimo papà allo stadio per fare un giro di campo, sarebbe l’occasione più bella per salutare tutte le persone che gli sono state vicine in questo periodo", racconta il figlio Andrea. "Lui è è molto determinato, sa che ci sono milioni di persone che lo sostengono: amici, tifosi, ex calciatori. Un affetto incredibile che non ci aspettavamo e che ci aiuta molto". I progressi sono evidenti ed incoraggianti per Tacconi, che oggi ha 66 anni: "Cammina sempre con un supporto, però è migliorato molto. Ultimamente mi ha detto ‘me la sono vista brutta’, ha capito che è stata una cosa grave quella che ha avuto. Ma essere stato per anni abituato ad allenarsi lo aiuta ad affrontare la riabilitazione. Anche i dottori ripetono che la sua fortuna è aver sempre giocato a calcio, il suo fisico è diverso da quello degli altri pazienti. Ci vorrà del tempo, però ci sta mettendo la buona volontà come quando giocava".

Particolarmente toccante è stato l’incontro in corsia con alcuni rappresentanti dello ‘Juventus Club Andria e Barletta’, da sempre attenti e sensibili alle tematiche in campo sociale. "Il gesto nei confronti di Tacconi era il minimo che si potesse fare verso chi ha dato tanto alla maglia ed ai colori che amiamo". E poi, sorpresa nella sorpresa, lo striscione a dedicato a Stefano che recitava: “TACCONI 1 DI NOI“ e la sciarpa celebrativa dove c’era scritto “LOTTA E NON MOLLARE MAI“. Stefano ha sorriso, si è messo in posa. Con la forza del guerriero che non molla e il coraggio di chi mai si arrenderà. Un’altra tappa fondamentale verso la guarigione è stata superata. Un anno e cinque mesi dopo l’aneurisma che mise a repentaglio la sua vita, la resilienza di Stefano è straordinaria. Come l’amore di chi continua a restargli sempre accanto.