GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Stefano Tacconi, il coma e la casa popolare: “Sono stati anni delicati”. Gli altri campioni in crisi dopo la gloria, da Charles a Cafu e Brehme

L’ex portiere di Juventus e Nazionale posta sui social uno scatto insieme a Dino Zoff, suo predecessore in bianconero. Quelle lacrime in tv: “Rivedere i miei familiari è stato bellissimo”

Il portiere Stefano Tacconi, classe 1957, in una vecchia foto con la moglie Laura Speranza

Il portiere Stefano Tacconi, classe 1957, in una vecchia foto con la moglie Laura Speranza

Milano, 14 febbraio 2025 – La storia del calcio è costellata di biografie irregolari, nelle quali si alternano vette e abissi. Non solo Stefano Tacconi ma anche John Charles: minimo comune denominatore il bianconero. Poi due terzini diversissimi, quasi opposti sotto molti punti di vista: il brasiliano Cafu e il tedesco Andreas Brehme.

Ieri Stefano Tacconi ha postato sui social una foto di anni fa insieme a quel Dino Zoff col quale condivide tanto (grandi portieri entrambi, grandi juventini entrambi) e dal quale tanto lo divide (sempre sopra la righe uno, sempre schivo l’altro). Come riportato, Tacconi, il portiere-icona della Juventus degli anni ’80 e della Nazionale, l’unico nel suo ruolo ad aver vinto tutte le competizioni europee per club, ha chiesto ed ottenuto – tramite domanda firmata dalla moglie – non una ma due case popolari nel giro di pochi mesi: la prima il 7 luglio 2023 in un Comune dell’hinterland milanese, poi sostituita con la seconda, stavolta nella periferia sud di Milano, il 2 novembre 2023, data della stipula del nuovo contratto.

L’assegnazione e i tempi

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Colpisce che un campione di calcio scelga una casa popolare. La famiglia Tacconi ne ha diritto. E non va dimenticato che un anno prima dell’assegnazione dell’alloggio pubblico, proprio col supporto della sua famiglia, Tacconi ha compiuto la parata più importante della sua vita, fuor di retorica: si è via via ripreso dall’aneurisma cerebrale che lo aveva colpito nell’aprile 2022. Prima ha superato il coma, poi, attraverso la riabilitazione, ha superato le pesanti ricadute dell’aneurisma sulla sua salute.

“Sono stati tre anni delicati, soprattutto il primo anno quando sono uscito dal coma – ha raccontato l’ex portiere ad ottobre del 2024, ospite della trasmissione ‘La volta buona’, in onda su Rai 1 –. Vedere i miei familiari è stato bellissimo”.

Colpiscono, però, anche i tempi con i quali Aler Milano, l’azienda dell’edilizia pubblica, ha esaudito la richiesta di cambiare alloggio: il regolamento impone, infatti, che tra la prima assegnazione e la richiesta di una nuova casa debba passare almeno un anno e, a quel punto, la lista di attesa è tra “i 2 e i 4 anni”, come ci si è sentiti dire dall’Unità operativa gestionale di via Saponaro.

Aler Milano ha fatto sapere che in casi del tutto eccezionali si può derogare al vincolo dell’anno di attesa. È altrettanto vero, però, che di casi “eccezionali” sono piene le graduatorie.

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L'ex portiere della Juventus e della Nazionale Stefano Tacconi: ha ottenuto un alloggio Aler a Milano con un bando a cui ha partecipato la moglie

Bianconeri in difficoltà

A proposito di casa, viene in mente un altro grande campione bianconero: il gallese John Charles. Nel 1988, mentre Tacconi difendeva la porta della Juve negli stadi d’Italia e d’Europa, il Gigante buono, come fu soprannominato l’ex centravanti della Vecchia Signora finì addirittura in carcere, e fu rilasciato su cauzione, per morosità nell’affitto della sua casa ad Huddersfield, in Inghilterra. Dopo il ritiro dal calcio, Charles aveva investito in un pub, ma senza fortuna.

È venuto a mancare nel 2004 dopo anni scanditi tra problemi di salute e affari storti che ne avevano aggravato le difficoltà economiche. Ad aiutarlo era intervenuto Giampiero Boniperti, lo stesso Boniperti che, da presidente, nel 1983 portò Tacconi a Torino.

Scatti e frenate

Più note le disavventure di Cafu e Brehme. Il primo, ex terzino di Roma e Milan, due volte campione del mondo con il Brasile, prima ai Mondiali del 1994 poi in quelli del 2002, nel 2019 dovette vedersela con debiti milionari, come da lui stesso confermato ad alcuni giornali brasiliani. Difficoltà dovute, a quanto pare, alla mancata copertura di prestiti e debiti creata da una società di procuratori sportivi di sua proprietà.

Infine Brehme, campione d’Italia nel 1989 con l’Inter dei record e campione del Mondo con la sua Germania nel 1990. Lui fece letteralmente outing sui suoi problemi con i creditori inducendo così Franz Beckenbauer ad attivarsi con la Federcalcio tedesca perché aprisse un fondo di solidarietà in aiuto del grande terzino.