Milano, 1 giugno 2018 - «Mia sorella amava la vita, non si sarebbe mai uccisa. Siamo stanchi, ma abbiamo fiducia nella giustizia e non smetteremo mai di lottare per arrivare alla verità». Giorgia Benusiglio porta avanti una battaglia da due anni. Da quando, la mattina del 31 maggio 2016, fu trovato il cadavere della sorella Carlotta, stilista di 37 anni, impiccata con una sciarpa a un albero nei giardini di piazza Napoli. Il fidanzato Marco Venturi, che aveva trascorso la serata con Carlotta ed era stato visto litigare con lei, è indagato per omicidio volontario. E i complessi accertamenti medico legali sulla salma, riesumata a marzo, potrebbero fare chiarezza sul mistero.
Giorgia ieri ha scritto un lungo post su Facebook, dedicato alla sorella: «Due anni di angoscia, due anni di disperazione, due anni di rabbia, di tristezza, di pianti (...) due anni dalla tua assenza. E mentre la gente va avanti a vivere, noi no. Per noi la vita si è fermata a quel maledetto giorno. E così ecco che senza rendertene conto diventi un detective - scrive - guardi e riguardi filmati, leggi e rileggi gli atti, guardi e riguardi quelle foto del corpo devastato. Per lei niente più uscite con le amiche, le cene con la famiglia, la possibilità di crearsi una famiglia, di vedere un tramonto, di sorseggiare un buon vino, di ridere, di piangere, di assaporare il Philadelphia...». Giorgia ha trascorso la giornata in famiglia, con il pensiero rivolto anche alle complesse indagini in corso. Da parte sua il fidanzato di Carlotta, che si è sempre proclamato innocente, attraverso il suo difensore, l’avvocato Andrea Belotti, esprime «massima fiducia e tranquillità circa gli esiti della perizia. Fiducia rafforzata anche sulla scorta di quello che è emerso dalle altre consulenze tecniche disposte».
Giorgia Benusiglio, che cosa vi aspettate dalla nuova autopsia?
«Ci aspettiamo di ottenere risposte. Dalla Tac sono emersi segni che sarebbero poco compatibili con un suicidio, ma attendiamo il deposito delle relazioni».
Sul corpo verranno eseguiti gli stessi esami che furono decisivi per arrivare a una svolta sulla morte del calciatore Denis Bergamini, all’epoca archiviata come suicidio, che invece sarebbe stato ucciso.
«Sono trascorsi due anni dalla morte, ed è difficile ottenere risposte. Però siamo fiduciosi. Confidiamo nelle indagini del pm Gianfranco Gallo, che si sta impegnando per fare luce su quello che è successo».
State svolgendo altri accertamenti con i vostri consulenti e con l’avvocato Gianluigi Tizzoni, in parallelo a quelli già in corso?
«Uno dei nostri consulenti, l’ingegnere Antonio Barili, sta lavorando, con tecnologie innovative, per rendere più nitide le immagini delle telecamere, che hanno ripreso Venturi in quella zona».
Avete avuto contatti con Venturi, in questi due anni?
«Ci ha scritto una email tre mesi dopo la morte di mia sorella. Poi più nulla. Io conosco Carlotta, so che nonostante il periodo difficile che stava attraversando non si sarebbe mai tolta la vita. Di questo rimarrò convinta per sempre». A