GIULIA BONEZZI
Cronaca

Stop ai gettonisti in Lombardia: "Quasi 4 domande per posto sono medici che tornano a casa. Ora li proteggeremo dalle coop"

Al primo bando Areu per i pronto soccorso si sono candidati 851 liberi professionisti. Bertolaso: "Ne cercavamo 235. Dagli ex committenti penali illegali, li denunceremo".

Stop ai gettonisti in Lombardia: "Quasi 4 domande per posto sono medici che tornano a casa. Ora li proteggeremo dalle coop"

Sabato a mezzanotte, alla chiusura del primo bando unificato dell’Areu per reclutare liberi professionisti nei pronto soccorso pubblici lombardi dopo lo stop alle cooperative di gettonisti, di domande ne erano arrivate "851", scandisce l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso. Cioè, quasi il quadruplo rispetto ai "235 medici che cercavamo", di cui 53 nell’area metropolitana di Milano, per gli elenchi cui Asst e Irccs pubblici potranno attingere tre volte ciascuno, ingaggiando specialisti, non specialisti con almeno tre anni d’esperienza sul campo e specializzandi (rispettivamente a 80 o 60 euro lordi l’ora nei servizi di vera emergenza-urgenza, a 40 l’ora negli ambulatori per codici minori) da inserire dove i “prestiti” di strutturati tra ospedali e i concorsi per dipendenti non basteranno a riempire i buchi. "Areu sta già selezionando" i medici per i primi ospedali in cui le convenzioni con le coop scadono senza possibilità di rinnovo: la Santi Paolo e Carlo di Milano a fine mese, "poi l’Asst della Valtellina, altri in provincia di Varese e nell’hinterland di Milano", elenca Bertolaso.

"Sono medici che tornano a casa, tanti avevano lasciato gli ospedali e forse avevano anche ragione. Oggi capiscono che stiamo riorganizzando la sanità pubblica in Lombardia e hanno deciso di darci fiducia", spiega l’assessore sottolineando l’adesione "assolutamente inaspettata" a questo "primo bando, fatto in tredici giorni e senza pubblicità" dopo il taglio definitivo dei gettonisti che la Lombardia ha decretato a metà dicembre, "prima Regione in Italia" e anche l’unica, sinora. Una decisione approvata pure dalle opposizioni: "Il M5S è stata la prima forza politica a sollevare il problema", rivendica la consigliera Paola Pizzighini, e il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino "condivide la necessità di prestare attenzione al rapporto tra cooperative e medici, per evitare storture", pur considerando le 851 candidature "non tante visto il fabbisogno generale". Prima della svolta, nel servizio sanitario pubblico lombardo i professionisti a chiamata coprivano circa 1.400 “teste equivalenti” tra tutti i reparti (non solo l’emergenza-urgenza) e tutte le figure (medici e “comparto” ossia infermieri, tecnici e Oss), con una spesa di circa cento milioni l’anno di cui circa 20 intascati dalle cooperative procacciatrici.

"Abbiamo sempre ritenuto immorale e ignobile vedere dei medici lavorare nelle situazioni più critiche con stipendi bassi e ingiusti negli ospedali pubblici, e al loro fianco colleghi che in 12 ore riuscivano a guadagnare anche 1.500 euro. Sappiamo, perché l’hanno dichiarato, che molti lavorano la notte, smontano e vanno a lavorare in un altro ospedale, senza preoccuparsi della stanchezza e delle possibili distrazioni, guadagnando in due o tre giorni cinque, seimila euro. Può accadere nel libero mercato, non nelle strutture pubbliche", sottolinea Bertolaso aggiungendo che "col ministro Schillaci siamo d’accordo che gli stipendi dei medici che non hanno mai lasciato i loro ospedali saranno rivisti".

Ma anche ai camici “figliol prodigo” Bertolaso offre protezione dalle coop "che vedendosi rompere il giocattolo nelle mani hanno atteggiamenti terroristici – denuncia –. Alcune hanno fatto firmare contratti con penali pesantissime per chi torna a lavorare nell’ospedale in cui prestava servizio da gettonista. Siamo pronti a denunciarle. Gli ospedali dello Stato non sono concorrenti di una cooperativa. Nei prossimi giorni faremo un altro concorso, abbiamo bisogno anche di pediatri, di psichiatri, e scriveremo a chiare lettere che queste penali non hanno alcun valore giuridico e legale. Chi deciderà di tornare a casa sarà tutelato", assicura l’assessore, promettendo la consulenza dell’Avvocatura della Regione.