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Pd a congresso, "stop alle correnti interne”. Santo Minniti a Milano “per incidere sulle scelte del Comune"

“Mi sono candidato facendo saltare un accordo interno tra pochi per consentire una vera discussione"

Santo Minniti

Santo Minniti, in caso di elezione come segretario metropolitano del Pd, quali saranno i suoi obiettivi politici?

"Coraggio e coerenza. Occorre essere capaci di incidere sulle scelte amministrative. Quando c’è una scelta come Stadio o Area B, il Pd deve saper formulare proposte ed esprimere la propria posizione. La democrazia interna ci viene in aiuto. Mi sono candidato facendo saltare un accordo interno tra pochi per consentire una vera discussione".

Su Milano Città, lei quale ritiene che siano i principali problemi da affrontare e quali soluzione propone per migliorare le condizioni di vita dei milanesi?

"La prima è il diritto alla casa. Servono soluzioni metropolitane e cambiare le leggi nazionali. Il futuro della nostra città metropolitana si gioca poi su ambiente, mobilità e pianificazione urbanistica, ad esempio le troppe morti in strada negli ultimi mesi fanno suonare la sveglia per tutti".

Se potesse dare un consiglio al sindaco Giuseppe Sala, quale sarebbe?

"Il sindaco sta lavorando molto bene, nonostante la situazione non sia affatto favorevole. Credo che sia nell’interesse del sindaco, un Pd metropolitano capace di essere fonte di ispirazione e visione".

Il governo della Città metropolitana è complicato con l’attuale assetto normativo. Crede che la riforma Delrio vada superata e che l’assetto della Grande Milano vada modificato? È favorevole o contrario all’elezione del sindaco metropolitano?

"Dobbiamo avere il coraggio di superare la legge, anche se porta il nome di un nostro ministro. Occorre l’elezione diretta del sindaco metropolitano per poter affrontare nella giusta dimensione le politiche che servono ai cittadini".

Sulla segreteria guidata da Elly Schlein, quali sono le battaglie politiche che il Pd dovrebbe condurre a suo parere da qui alle Europee? Milano dovrebbe contare di più nella guida del Pd?

"Non è una questione di posti ma di temi. Non c’è lotta alle diseguaglianze o affermazione dei diritti senza crescita e occupazione. Per questo motivo Milano sollecita sempre a chi guida – l’Italia ma anche il Pd – proposte e impegni su innovazione, lavoro e sviluppo".

Le correnti sono un problema per il Pd o un normale strumento di confronto tra le diverse anime del partito?

"Le correnti spesso si trasformano in centri di potere pronti a qualsiasi accordo. Per questo ho proposto una segreteria costruita con rappresentanze provenienti dai territori, primarie per scegliere i candidati alle cariche elettive e per il futuro sindaco di Milano e referendum tra gli iscritti per le scelte più importanti".

In caso di vittoria del congresso, come pensa di coinvolgere nella guida del partito la parte sconfitta? E in caso di sconfitta, come si comporterà?

"Sono nel Pd da ormai 15 anni e di segretari ne sono passati tanti, sia locali che nazionali. Sono rimasto sempre al servizio di questa comunità e così farò in ogni caso. Se sarò segretario accoglierò con gioia il dibattito plurale del mio partito".