Sono scappati dalla guerra o dalla dittatura e ora convivono a Cinisello, in via Marconi. Ci resteranno fino a due anni, quando poi saranno in grado di inserirsi autonomamente nella società. Fino ad allora i volontari dell’associazione “Dona un sorriso Odv“ daranno loro supporto e aiuto. "Dal 2012 ci occupiamo di progetti di solidarietà e di rifugiati. A Bresso gestiamo altre tre case, dove vivono 12 persone: due concesse dal Comune e una dalla comunità pastorale Madonna del Pilastrello – racconta Giulio Fortunio, vicepresidente della onlus –. Tra arrivi e uscite abbiamo un giro di 23 rifugiati. Ogni casa è supervisionata da due volontari, che li seguono per difficoltà e questioni sanitarie, burocratiche, relazionali, lavorative". Se la onlus bressese firma il progetto di inclusione, un altro partner locale è stato fondamentale: la cooperativa UniAbita che ha messo a disposizione un appartamento in affitto.
"La nostra sfida e ambizione è costruire comunità che stanno bene e sanno essere accoglienti", commenta Pierpaolo Forello, presidente della coop. Il lavoro della onlus bressese va oltre l’accoglienza diffusa di rifugiati, che arrivano con diverse forme di protezione. "Riceviamo segnalazioni dai centri di prima accoglienza, dove l’ospitalità è temporanea. Dopo un po’ questi ragazzi si trovano nuovamente in strada, anche se sono a posto con i documenti e hanno magari un lavoro precario – spiega Roberto Calmi, presidente di Dona un sorriso –. Noi cerchiamo di tamponare questa situazione, anche se siamo consapevoli che quello che facciamo è una goccia nel mare".
Le strutture a Bresso e questa nuova di Cinisello (nella foto) si configurano quindi come spazi di seconda accoglienza. "Con le persone ospitate stipuliamo un patto di diritti e doveri reciproci, oltre a individuare le tappe per il loro percorso di inclusione sociale – continua Calmi –. Senza residenza, non possono avere il medico di base né la carta di identità e quindi trovare un lavoro". Grazie alla onlus ragazzi e meno giovani riescono a scongiurare il rischio di diventare senzatetto e vedere così naufragare il sogno di una vita normale. "Cerchiamo di favorire anche ricongiungimenti familiari".