ANDREA GIANNI e NICOLA PALMA
Cronaca

Strage di Paderno, il verbale della confessione: “Mio padre mi ha detto di lasciare il coltello: l’ho fatto. E poi l’ho ucciso”

La ricostruzione del triplice omicidio e i particolari inediti sulle aggressioni in serie. I genitori hanno visto Riccardo con la lama in mano ma non sono riusciti a fermarlo

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La famiglia di Paderno Dugnano massacrata dal primogenito (a destra)

Milano – Una ricostruzione, se mai fosse possibile, più cruda e terribile di quella emersa finora. Un drammatico faccia a faccia con i genitori e le coltellate sferrate senza pietà. Alle spalle.

La dinamica dell’omicidio di via Anzio 33 a Paderno Dugnano, in buona parte raccontata nei giorni scorsi, viene fuori in tutta la sua drammaticità nel provvedimento con cui ieri il gip del Tribunale per i minorenni Laura Margherita Pietrasanta ha disposto la convalida dell’arresto del diciassettenne reo confesso Riccardo C. e la misura cautelare del carcere nell’istituto Beccaria. Nell’atto, si riporta integralmente quanto messo a verbale dal ragazzo nel primo interrogatorio di domenica, a dodici ore dalla mattanza che non ha lasciato scampo al padre Fabio, alla madre Daniela e al fratellino Lorenzo: “La descrizione che ho fatto alle forze dell’ordine non è corretta”, esordisce il diciassettene davanti alla procuratrice facente funzioni dei minorenni Sabrina Ditaranto e al pm Elisa Salatino, ritrattando la precedente versione che lo vedeva assassino del papà dopo che quest’ultimo aveva ucciso a coltellate la mamma e il fratello.

“Sono stato io a uccidere mia madre e mio fratello. Anch’io sono andato a dormire con loro, ma sono stato sveglio ad aspettare che loro si addormentassero. Quando si sono addormentati, sono sceso, ho preso una maglietta nera e l’ho divisa a metà per impugnare il coltello perché avevo intenzione di pulire il coltello per far incolpare altri. Sono andato di sopra, il primo che dovevo colpire era mio fratello. Ho sferrato diverse coltellate a mio fratello, alla gola e all’addome”. Saranno 39 alla fine della mattanza. “Era sul letto, girato sul lato sinistro verso la finestra. Lui mi dava la schiena. La prima coltellata l’ho data alla gola. Lui si è svegliato e ha urlato ‘papà’. Io gli ho tappato la bocca e ho sferrato diverse coltellate. Sono andato in camera dei miei genitori”.

E qui c’è il primo passaggio inedito: “Loro hanno acceso la luce, io ero davanti a loro con il coltello in mano. Loro mi hanno detto di stare calmo, sono venuti in camera con me e lì li ho aggrediti. Non ricordo chi ho aggredito prima, ma credo che mia mamma sia stata la prima, perché poi si è accasciata a terra”. Poi è toccato a papà Fabio: “Mio padre mi ha chiesto di lasciare il coltello. L’ho fatto e mi ha detto di chiamare il 118. A quel punto, mio padre è andato verso mio fratello e allora gli ho dato un colpo alla schiena. Siccome stava ansimando, l’ho colpito alla gola perché stava soffrendo. Ho colpito ancora anche mia madre perché non volevo che soffrissero più”.

Ai magistrati, Riccardo ha provato a fornire una possibile spiegazione di quanto commesso: “Nella mia logica, credevo che dopo aver fatto una cosa del genere, sarei stato più forte nell’affrontare la mia vita. Avrei voluto fare il volontario in Ucraina e forse dopo questi omicidi sarei stato più libero, avrei affrontato meglio la guerra... Ho iniziato a desiderare di vivere in libertà durante i mesi estivi. Ero un po’ a disagio. Nel vivere quotidianamente, mi sentivo estraneo anche con altre persone. Non ne ho parlato con nessuno. Anche con i miei amici mi sentivo estraneo... è da questa estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può aver influito. Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene. Percepivo gli altri come meno intelligenti e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili, vedevano problemi che io non vedevo. Tendevo a distaccarmi rispetto a queste situazioni”.