VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Lo psicoanalista su Paderno Dugnano: "La famiglia perfetta? L’album social inganna, quei figli difficili da capire"

Luigi Zoja: aumenta sempre di più la sconnessione tra genitori e giovani "Coi ragazzi passiamo tempo vero e ascoltiamoli: non bastano regali e viaggi Gli studenti depressi patologici sono una minoranza, ma in forte crescita"

Roma, 3 settembre 2024 – Una famiglia perfetta, un ragazzo normale. Poi la strage. Alla quale nessuno sa dare una risposta. Perché forse una risposta non c’è. Luigi Zoja è psicoanalista junghiano e sociologo.

Professore, cosa è una famiglia perfetta? E un ragazzo normale?

"Certamente non sono definizioni che possa dare un vicino di casa. E nemmeno un magistrato. Alla psichiatria il concetto non interessa neppure. Non conosciamo noi stessi, figuriamoci gli altri. Nessuno è normale. E secondo il grande ammonimento della tragedia greca, nessuno si azzardi a dire di essere felice se non è arrivato all’ultimo giorno della propria vita. Anche solo per scaramanzia. Per convenzione, una buona famiglia è quella dove non ci sono membri con la fedina penale sporca. Se poi va anche in barca diventa ottima. Troppo generico e sbrigativo. Siamo tutti immersi in una bolla di fastidi piccoli e grandi, non c’è da stupirsi se un 17enne dice di sentirsi oppresso. Il fatto che mamma e papà lo portino in crociera non può alleviare il peso che si porta dentro e al quale noi non possiamo dare un nome".

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Un suo collega sostiene che la famiglia è spacciata e il mondo sull’orlo del disfacimento. Lei è più ottimista?

"Assolutamente no. Negli ultimi anni è aumentata la sconnessione tra i contenuti mentali di genitori e figli e il mondo è sempre più complicato. Internet, i social, la comunicazione di scarsa qualità. Aggiunga anche il calo del quoziente di intelligenza – documentato – delle nuove generazioni. Sta peggiorando su scala globale l’agilità mentale complessiva, basta domandarlo a un preside. E la percezione del rischio di essere vittime di un evento brutale risulta alterata. C’è chi non esce di casa perché là fuori è pieno di pazzi. Quindici anni fa ci si blindava per la paura del terrorismo islamico. Ma fanno molti più morti i cretini che per guardare il cellulare non si fermano sulle strisce. O l’inquinamento atmosferico. La sproporzione fra allarmi e pericoli reali genera in tutti un senso di oppressione. Nella bolla non si sta bene. Vengono da me in analisi professionisti 50enni che dicono di non avere problemi in famiglia ma sognano di prendere a bastonate il figlio di 3 anni".

Qui un 17enne ha distrutto la sua famiglia a coltellate. Quali sono i segnali a cui prestare attenzione?

"Non ci sono segnali. È la società che dovrebbe preoccuparci e invece non ci preoccupa. Continuiamo anche da adulti fare gli stupidi scambiandoci ’like’. E fra i ragazzi la percentuale degli angosciati è altissima. Tutti hanno un coltello in casa. Di solito lo usano per farsi del male: si tagliano perché si odiano, covano l’oppressione chiusi in camera. I depressi patologici che scelgono il ritiro sociale o hanno un alterato schema corporeo non sono certo la maggioranza, ma rappresentano minoranze in continuo aumento. Abbiamo già alle medie ragazzine obese, bambini di seconda elementare dipendenti dal porno. Sotto la crosta della famiglia cosiddetta felice non stiamo bene".

Qualche consiglio spicciolo?

"Banale. Indispensabile. Spendere più tempo coi figli, ma tempo vero e pieno. Pensare meno agli oggetti che si regalano loro. Non lasciarli mai da soli davanti a un pc o alla tv perché dopo per le spiegazioni è troppo tardi. Parlare. Mangiare insieme. Non fare finta di essere impeccabili: famiglia perfetta assolutamente sospetta. Il mondo fa abbastanza schifo e sono in corso peggioramenti vistosi, però tutto questo può alleggerire in parte lo spaesamento".