«Noi non abbiamo un simbolo come Aldo Moro, ma vogliamo che i nostri morti siano ricordati con la stessa dignità riservata ai caduti degli Anni di piombo. Invece le vittime del terrorismo jihadista stanno finendo nell’oblio, non è stata costruita una memoria collettiva anche se l’Italia ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane". Eliano D’Agostino e la moglie, Roberta Capelli, il 9 maggio non andranno a Roma per celebrare la Giornata nazionale in memoria delle vittime del terrorismo. Resteranno in Lombardia, a Voghera, per inaugurare alle 11, nel parco nei pressi della chiesa dei Padri Barnabiti, la panchina che hanno donato alla città per ricordare Angelo e Gianna D’Agostino e "tutte le vittime cadute per mano terroristica". Angelo e Gianna, 71 e 68 anni, sono morti a Nizza nel 2016, vittime dell’attentato del 14 luglio, uno dei più gravi nella stagione dei raid rivendicati dallo Stato Islamico. Quella sera il terrorista franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, invase con un tir la Promenade des Anglais, travolgendo la folla radunata per i fuochi d’artificio della festa nazionale francese. Fra le 86 persone uccise, sei italiani: i milanesi Mario Casati e Maria Grazia Ascoli, i coniugi di Voghera Gianna Muset e Angelo D’Agostino, Carla Gaveglio e il giovane italo americano Nicolas Leslie.
L’attentatore è stato ucciso dalla polizia francese dopo l’attentato, mentre il processo di primo grado a carico di 8 fiancheggiatori e intermediari si è concluso con condanne fino a 18 anni di carcere. Un passaggio fondamentale anche sul fronte dei risarcimenti. Indennizzi sono già stati versati dalla Francia ai feriti o ai parenti delle persone uccise. Sul versante italiano, invece, per la completa erogazione delle somme stabilite dalla legge 206 del 2004, oltre a un anticipo già corrisposto, è necessaria una sentenza. La sentenza della Corte d’Assise speciale di Parigi è stata emessa quasi cinque mesi fa, ma l’impasse non si è ancora sbloccato. "Siamo in contatto con il ministero dell’Interno – spiega Eliano, figlio di Angelo e Gianna – e ci hanno comunicato che per concludere l’iter del risarcimento è necessario attendere l’invio degli atti processuali dalla Francia, con la relativa traduzione. Non abbiamo alcuna idea sulle tempistiche necessarie per chiudere finalmente anche questo capitolo, possiamo solo aspettare". Un’altra beffa, fra burocrazia sull’asse Roma-Parigi e giustizia lumaca.
«Quello che chiediamo è una vera assistenza – aggiunge Roberta Capelli, moglie di Eliano – perché, al di là di un contatto con gli psicologi subito dopo l’attentato, siamo sempre stati lasciati soli. Non ci hanno neanche comunicato la possibilità di ottenere l’indennizzo previsto dalla legge, sono convinta che in questi casi le procedure dovrebbero essere più rapide e immediate. Per questo vanno bene le commemorazioni, ma servono anche atti concreti". Intanto Eliana e Roberto si stanno impegnando per portare avanti la memoria sulle stragi jihadiste, anche coltivando una rete di contatti con parenti delle vittime di attentati, da Dacca al museo del Bardo di Tunisi. Tengono aggiornata la pagina Facebook “Per non dimenticare. Nizza 14 luglio 2016“, hanno partecipato a un progetto della Casa della memoria di Milano e incontrano gli studenti nelle scuole. "La nostra impressione è che stia calando l’oblio sui morti degli ultimi dieci anni – sottolinea Roberta – e questo non lo riteniamo giusto". Resta il ricordo di quella notte, delle ore di angoscia e della corsa in auto a Nizza quando è emerso che tra le vittime identificate c’erano anche i quattro amici lombardi, che stavano trascorrendo una tranquilla vacanza finita in tragedia.