Un sequestro preventivo di circa 130 milioni di euro nei confronti di "due componenti pro-tempore del cda della società Aerolinee Itavia Spa”, la compagnia del Dc-9 di Ustica, l’aereo precipitato il 27 giugno del 1980 in circostanze ancora oggi mai chiarite. Ad eseguirlo, su ordine del Gip di Milano nell’ambito dell’inchiesta guidata dal pm Marcello Viola, è il nucleo speciale della Polizia Valutaria della Guardia di Finanza.
Si indaga, nello specifico, su "atti di disposizione patrimoniale sui beni” della spa, spiega la Procura, “da parte degli amministratori che hanno ottenuto il controllo della gestione di Itavia”. Gli stessi avrebbero “azzerato il patrimonio aziendale” derivante “dai risarcimenti corrisposti” alla spa “dai Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti” in seguito alla nota strage che costò la vita a 81 persone.
Oltre al decreto di sequestro preventivo “attività di perquisizione” nei confronti dei due ex amministratori della Aerolinee Itavia Spa, compagnia in liquidazione con sede a Roma. I due, secondo le accuse, avrebbero compiuto “atti di disposizione patrimoniale sui beni” della società, di cui sono diventati "anche gli azionisti di maggioranza”.
In particolar modo, sarebbe stato pressoché azzerato il patrimonio aziendale residuo derivante dai risarcimenti corrisposti” dai ministeri “a seguito delle vicende giudiziarie correlate alla strage di Ustica del 1980, deliberando due operazioni di finanziamento pregiudizievoli del patrimonio sociale, una da 130 milioni di euro (mai restituita) e l'altra da 45 milioni di euro (quest'ultima successivamente rimborsata), in favore di società a loro riconducibile”. Avrebbero, in sostanza, svuotato la società di quei soldi ottenuti.
Il finanziamento "da 130 milioni di euro veniva in particolare utilizzato - chiariscono i pm - anche per estinguere il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia rafforzando in tal modo la loro posizione all'interno della stessa”.
Queste "operazioni societarie sono state già oggetto di censura da parte della magistratura civile la quale, nell'aprile 2023, aveva nominato un Curatore Speciale che, fin dal maggio 2023 evidenziava l'irregolarità delle due operazioni di finanziamento in danno della società, dei soci di minoranza e dei creditori”.
Le indagini hanno permesso di individuare «come le somme, derivanti dal finanziamento di 130 milioni di euro erogato da Itavia a beneficio di una holding finanziaria facente capo ai due indagati, siano state reimpiegate per finalità estranee alla concessione della citata linea di credito".
Sono indagati «i due ex amministratori, l'ex liquidatore» e «i sindaci, questi ultimi per aver omesso qualsiasi controllo sulle situazioni di conflitto di interesse e non aver adottato i provvedimenti previsti per legge». I reati contestati a vario titolo sono riciclaggio, infedeltà patrimoniale e appropriazione indebita.
Nelle 21 pagine del decreto del gip, infatti, vengono segnalati, tra le altre cose, pagamenti da 95mila euro ad un negozio che vende Rolex, ma anche da oltre 7.500 euro per “Sotheby's London, nota casa d'aste del Regno Unito”, e poi spese da 30mila euro per alberghi e ancora 140mila euro “a favore di resort e hotel di lusso internazionali. E 90mila euro “a favore di agenzie viaggi italiane”, 20mila euro a “negozi e boutique di lusso”, 25mila euro in ristoranti. E in più anche 8 bonifici, tra il 2022 e il 2023, “a tre diverse orologerie-gioiellerie” di Bologna per oltre 650mila euro.
A far scattare le indagini è stata la denuncia del 18 agosto 2023 presentata da una società lussemburghese, socia di minoranza di Itavia. Quei soldi che la compagnia aerea aveva ottenuto come risarcimenti per la strage, scrive il gip, avrebbero dovuto, in realtà, servire per "soddisfare le pretese di creditori ammessi alla procedura di amministrazione straordinaria”