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Studentessa stuprata sul treno L’egiziano che la violentò condannato a 4 anni e 2 mesi

Il 36enne residente a Dergano tentò di fare perdere le sue tracce dopo l’aggressione. La vittima di 21 anni però lo aveva riconosciuto dalle immagini delle telecamere .

MILANO

Refaat Rashid, 36 anni, egiziano residente a Dergano, in carcere dallo scorso 22 aprile con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una studentessa 21enne, che aggredì mentre era sul treno a Porta Garibaldi è stato condannato a 4 anni e 2 mesi con rito abbreviato.

L’incontro tra i due, che non si erano mai visti prima, era avvenuto il 5 aprile scorso alla stazione di Porta Garibaldi: la ragazza ha incrociato l’uomo e gli ha chiesto indicazioni per arrivare in treno a Bergamo; lui le ha consigliato il convoglio del Passante in partenza alle 10.26 per Treviglio, è salito con lei e le si è seduto di fianco con modi in apparenza gentili e amichevoli. Quando lo scompartimento è rimasto vuoto, l’uomo si è trasformato: l’ha aggredita all’improvviso e l’ha palpeggiata nelle parti intime, provando ad abbassarle i pantaloni.

La ragazza è riuscita in qualche modo a divincolarsi dalla presa del violentatore e a scappare per chiedere aiuto al controllore e a una pattuglia della polizia, ma nel frattempo il suo aggressore è sceso.

"Ho incominciato a piangere - ha messo a verbale la studentessa -. Gli dicevo “no” e che dovevo andare via, ma lui continuava, quando però vedeva che ero al limite della sopportazione si fermava (...) Sono riuscita a dargli un colpo sul mento con l’interno della mano e sono riuscita a scappare". E ancora: "Ho visto cambiare il suo viso, mi sembrava che non mi ascoltasse più, ma che mi guardasse con un’attenzione diversa, il suo sguardo era diverso. Mi ha detto: “Perché non sei venuta qui prima?“.

In quel momento, ho percepito che la situazione non era più normale, non mi sembrava più sicura, quindi ho cercato di alzarmi per andare via". Interrogato dopo l’arresto e difeso dal legale Alessia Pontenani, l’uomo aveva negato gli abusi sessuali, parlando di “consenso” da parte della giovane. Agli atti dell’inchiesta ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza e il riconoscimento dell’aggressore da parte della vittima.

A decidere per il rinvio a giudizio era stato il gip Lorenza Pasquinelli, su richiesta del pm Rosaria Stagnaro. Nel frattempo, il giudice aveva anche attenuato la misura cautelare per il 36enne, che era finito ai domiciliari con braccialetto elettronico.

Anna Giorgi