
La protesta degli studenti sotto il palazzo di Regione Lombardia
Dopo le manifestazioni di mercoledì, gli studenti della Lombardia sono tornati a protestare contro la Regione per il modo in cui intende spendere i fondi destinati all’istruzione. Da due giorni il Consiglio regionale è impegnato nella votazione del bilancio per l’anno prossimo.
I giovani dell’Unione degli studenti (Uds) hanno messo in atto una scenetta: due di loro si sono vestiti da Babbo Natale, con le facce del presidente Attilio Fontana e dell’assessora all’Istruzione Simona Tironi, e hanno consegnato sacchi di soldi alle scuole paritarie e alle aziende invece che agli studenti.
Critica ai fondi per le paritarie
Il coordinatore di Uds Lombardia, Alessandro Di Miceli, ha detto che “anche quest’anno Regione Lombardia sceglie di distribuire i fondi destinati al Diritto allo studio attraverso il sistema Dote Scuola. Questo sistema destina più del 60% di quei fondi a chi frequenta una scuola con retta, in nome della cosiddetta libertà di scelta”.
“Crediamo – ha dichiarato – che prima di parlare di libertà di scegliere tra scuole pubbliche e private, bisognerebbe garantire totalmente a ogni studente l’accesso alla scuola pubblica, cosa che al momento non avviene, spesso per cause economiche; per questo chiediamo l’abrogazione del sistema dote scuola e l’introduzione di misure volte a garantire realmente il nostro diritto allo studio”.
Cosa chiedono gli studenti
Per Sara De Vecchi, dell’esecutivo regionale dell’Uds Lombardia, “i soldi che la regione assegna a aziende e scuole paritarie potrebbero essere spesi in ben altro modo, e su questo noi studenti abbiamo le idee chiare”.
Gli studenti chiedono “che la regione stanzi i fondi necessari a rendere completamente gratuito l’accesso a materiali scolastici e trasporti pubblici per noi studenti, nonché l’istituzione di un reddito di formazione per tutti gli studenti, che emancipi dalla condizione economica di partenza. Inoltre, pretendiamo l’introduzione dell’educazione sessuale e all’affettività e di sportelli psicologici in tutte le nostre scuole. Siamo stanchi di essere ignorati, e se le nostre richieste non saranno concretizzate, siamo pronti a mobilitarci sempre più intensamente”.