La svolta, dopo una lunga attesa e ripetuti solleciti, è arrivata il 24 dicembre, vigilia di Natale. L’infermiera 27enne A.A., uno dei tanti professionisti della sanità stranieri con un lavoro regolare in Italia, ha ricevuto la comunicazione dal ministero della Salute che mette fine a un impasse iniziato il 3 ottobre 2023, quando aveva presentato domanda a Roma per ottenere il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero con l’obiettivo di partecipare a concorsi banditi da strutture sanitarie pubbliche, realizzando così la sua aspirazione.
Con decreto dirigenziale è stato ora "riconosciuto quale titolo con cui avvalersi in Italia del titolo di infermiere" il diploma universitario in Albania, suo Paese d’origine, seguito da un master in materia infermieristica. Il ministero, nella comunicazione pervenuta alla 27enne, che lavora in una Rsa lombarda, precisa che "l’esercizio in Italia della professione di infermiere è subordinato alla preventiva iscrizione all’Ordine professionale territorialmente competente" e "la mancata iscrizione si configura come esercizio abusivo della professione". La donna, che è già iscritta all’Ordine degli infermieri dell’Albania, dovrà quindi “transitare“ nell’Ordine italiano.
La comunicazione da Roma, per lei, è stata "il più bel regalo di Natale", visto che è rimasta per oltre un anno nel limbo della burocrazia. Non un caso isolato perché le barriere riguardano, infatti, tanti altri professionisti della sanità che, come lei, hanno lasciato il loro Paese d’origine per venire a lavorare in Italia. Risorse per strutture che scontano una cronica mancanza di personale: solo in Lombardia, secondo una stima dell’Ordine, mancherebbero all’appello circa 9500 infermieri, in strutture pubbliche o private. Il 3 ottobre 2023 la 27enne aveva inviato al ministero della Salute una pratica di 48 pagine, con tutti i documenti tradotti a sue spese dall’albanese all’italiano, come prevede la prassi. Il titolo di studio da infermiera all’università pubblica dell’Albania, seguito da un master in materia infermieristica all’università Fan S. Noli nel campus di Korçë, conseguito il 29 settembre 2021. Un attestato firmato dal presidente dell’Ordine degli infermieri dell’Albania certifica l’iscrizione della 27enne con relativa "licenza per l’esercizio della professione secondo la legislazione vigente" e che "non è soggetta ad alcun provvedimento o penalità professionale".
La donna da allora è rimasta in attesa di una risposta e, di fronte a una sollecitazione dell’avvocato milanese Piero Porciani, che l’ha aiutata nell’iter, il ministero aveva confermato l’acquisizione della pratica all’epoca non ancora assegnata "in considerazione della numerosità delle istanze". Pratica che, infine, si è sbloccata, con il riconoscimento del titolo di studio attraverso il decreto ministeriale. "Mi sono trasferita in Italia dall’Albania nel 2021 – aveva raccontato la donna al Giorno – in un periodo di emergenza sanitaria legata alla pandemia, e da allora ho sempre lavorato regolarmente in Rsa private accreditate. Lavorare in un ospedale pubblico sarebbe un avanzamento professionale e un’esperienza che mi permetterebbe di crescere".