REDAZIONE MILANO

Stuprò il compagno di cella: "Ora giustizia riparativa"

Stuprò il compagno di cella: "Ora giustizia riparativa"

Ha chiesto, attraverso il suo legale, di accedere alla giustizia riparativa, il 19enne ivoriano arrestato nel dicembre 2022 per tortura, violenza sessuale di gruppo e lesioni perché, assieme a due minori, ha inflitto ad un 17enne, che era detenuto con i tre giovani nel carcere minorile Beccaria, "con crudeltà, gravi e reiterate violenze, un trattamento inumano e degradante". La richiesta è stata anticipata dall’avvocato Niccolò Vecchioni nella prima udienza, davanti al gup Cristian Mariani, del processo abbreviato a carico del giovane, Gnagne Lath, detto Nesco, che tra l’altro era stato anche arrestato in un’inchiesta sulla “crew“ dei trapper Simba La Rue e Baby Gang. Le violenze erano avvenute all’interno dell’istituto di pena minorile il 7 agosto 2022, quando l’ivoriano era ancora detenuto al Beccaria e da pochi giorni era diventato maggiorenne. Da qui l’ordinanza di custodia in carcere firmata dal gip Guido Salvini, su richiesta del pm Rosaria Stagnaro nelle indagini della Squadra mobile, mentre sui due presunti complici ha proceduto il Tribunale per i minorenni.

La sera del 7 agosto, si legge negli atti, "avvicendandosi nella sorveglianza della porta della cella e nell’inflizione delle sevizie", dopo aver sorpreso la vittima nel sonno durante il cambio turno del personale penitenziario, i tre avrebbero sottoposto il 17enne ad una serie di abusi sessuali, con morsi e anche una sigaretta spenta sul volto. La vittima delle violenze ha messo a verbale che "quanto patito gli aveva fatto riaffiorare alla mente i maltrattamenti subiti durante il viaggio affrontato dalla Libia per raggiungere l’Italia". Racconti confermati anche in un incidente probatorio dal giovane, parte civile nel processo. L’udienza è stata aggiornata al 7 marzo, quando il gup dovrà valutare anche la richiesta di accesso alla giustizia riparativa, forma di risoluzione del conflitto e riparazione del danno con programmi di mediazione, del tutto sganciata dal procedimento penale e a cui la parte offesa non deve necessariamente partecipare.

Il beneficio di giustizia riparativa viene consentito, per migliorare un percorso di reinserimento dei detenuti in linea con l’articolo 27 della Costituzione che prevede che la pena abbia una fuzione rieducativa.

Anna Giorgi