Milano - Ha ripercorso quel giorno da incubo la donna che lo scorso 2 ottobre è stata violentata per parecchie ore da Omar Confalonieri, l’agente immobiliare in cella dallo scorso 6 novembre, per aver stordito una coppia con benzodiazepine per poi abusare della donna. La signora oggi è stata sentita davanti al gip Stefania Pepe con la formula dell’incidente probatorio, in modo da “cristallizzarè le sue dichiarazioni“ in vista del processo all’uomo. Fino a tardo pomeriggio, la donna, davanti anche al pm Alessia Menegazzo che con l’aggiunto Letizia Mannella coordina l’inchiesta, ha raccontato di quel giorno in cui lei e il marito, con la scusa della compravendita di un box, sono stati ‘drogatì da Confalonieri che, secondo la ricostruzione, avrebbe sciolto il potente sonnifero nel loro drink sorseggiato all’ora di pranzo in un bar vicino a casa.
Dopo di che, avvelenati al punto da non capire cosa stesse accadendo, i coniugi sono stati accompagnati nel loro appartamento dal 48enne, il quale ha violentato lei addirittura davanti alla figlioletta di meno di un anno. Intanto proseguono le indagini per far luce su altri casi simili ai danni di altre donne che si sono fatte avanti per denunciare in Procura quel che avrebbero subito dall’agente immobiliare. «Non ci riteniamo ingenui ma riteniamo di essere stati ingannati. Questa persona è un criminale, in pieno giorno sotto gli occhi di tutti in un bar ha messo appunto il suo piano senza fermarsi e senza farsi scrupoli anche di fronte alla presenza di nostra figlia di pochi mesi facendola assistere a quello che ha fatto in casa nostra nonostante lui stesso ha un figlio poco più piccolo», aveva sottolineato la coppia di clienti. Le affermazione delle coppia sono contenute in una lettera inviata al giornalista Marco Oliva di Iceberg su Telelombardia, dal loro legale Matteo Pellacani.
«Il nostro parere è che vada rinchiuso e tenuto in prigione per tutta la sua vita essendo pericoloso per la società vista anche la recidività e la facilità con la quale può adescare le sue vittime grazie al suo lavoro - afferma la coppia -. Nel nostro caso ha usato un contesto del tutto insospettabile, ovvero l’asilo nido. Noi siamo ancora scioccati per quello che abbiamo vissuto più passano i giorni più siamo consapevoli di essere vivi per miracolo! Questa persona poteva farci qualunque cosa nello stato in cui ci ha ridotto poteva anche ucciderci“.
“Uno di noi - continua la coppia - ha perso i sensi dopo una manciata di minuti finito il drink l’altro si è ripreso il giorno seguente. Per non parlare del nostro shock quando abbiamo appreso che nostra figlia è stata ore incustodita rischiando anche lei la vita. Il clamore mediatico di questo caso non ci disturba affatto fino a quando la nostra privacy e dignità vengono rispettate - aggiungono -. Capiamo l’utilità del parlare di questa notizia per trovare più vittime possibili ma non capiamo alcuni giudizi gratuiti ritenuti da noi sicuramente fuori luogo e soprattutto quando si racconta la vicenda in modo errato».