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Suicidi in carcere, la protesta del Garante e degli avvocati di Milano: “Quelle morti non sono un destino ineluttabile”

L’iniziativa sulla scalinata del Palazzo di giustizia: hanno scandito i nomi dei 31 detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre

Suicidi in carcere, la protesta del Garante e degli avvocati di Milano

Milano, 18 aprile 2024 – L’ultimo episodio risale a poche ore fa: Nazim Mordjane, 32 anni, in carcere a Como ieri sera ha inalato il gas di una bomboletta da campeggio. Sono già 31 dall’inizio dell’anno i detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre in Italia. Il Garante comunale dei detenuti Francesco Maisto e gli avvocati della Camera penale di Milano si sono dati appuntamento, sulla scalinata del Palazzo di giustizia, per scandire i nomi di queste persone.

Un'iniziativa per ricordare le "troppe vittime", ma anche per ricordare gli agenti della polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nell'ultimo anno. Una manifestazione, a un mese dalle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - "sui suicidi in carcere servono interventi urgenti" - aperta a tutti: associazioni, sindacati, operatori dell'amministrazione penitenziaria, rappresentanti istituzionali e cittadini. "Non c'è nulla di rituale nella morte di una persona, ancora meno se quella morte è la conseguenza di un gesto volontario. Eppure, nonostante le ripetute denunce sulla tragica situazione delle carceri italiane, la conta dei suicidi è divenuta una sorta di macabra liturgia, un numero che subisce un inarrestabile e tragico aggiornamento, quasi quotidiano. Siamo a 31. Il record, quello di 84 suicidi in un anno, registrato nel 2022, sarà di questo passo abbondantemente superato" le parole del direttivo della Camera penale di Milano.

"Quelle morti non sono un destino ineluttabile, ma rappresentano la conseguenza di un sistema, quello penitenziario e più in generale della giustizia penale, su cui pesano precise scelte politiche" sostengono gli avvocati. Questa manifestazione congiunta, "è centrale per dire, senza esitazioni, che deve immediatamente cessare la situazione di sovraffollamento, attraverso l'adozione di provvedimenti urgenti anche a mezzo di decreto legge o comunque con l'approvazione rapida della proposta di legge in materia di liberazione anticipata speciale, già incardinata alla Camera. Si torni a parlare di amnistia e indulto, provvedimenti sani per l'equilibrio del sistema penale, che mancano congiuntamente dal 1990 e che sono i presupposti per far cessare l'ipertrofia crescente e ingestibile di processi ed esecuzione penale relativa. Si ripensi il senso della pena, si valutino scelte diverse e ragionate. Ma innanzitutto si faccia cessare immediatamente l'illegalità dell'attuale situazione detentiva".