Milano, 9 ottobre 2019 - È buona regola giornalistica non raccontare mai i suicidi, trattasi di disgrazie private e tali devono essere considerate. La notte scorsa, nell’arco di poche ore, ce ne sono stati quattro, tre consumati e uno che non è finito in tragedia per la bravura di un agente di polizia locale, una donna che è riuscita a togliere a morsi la pistola dalla mano di un uomo che si stava per buttare da un ponte. Tutti i suicidi avvenuti nella stessa notte avevano alla base una depressione molto forte della vittima.
Tranne uno, un caso sul quale la Procura ha deciso di aprire un fascicolo perché vuole vederci chiaro. Si tratta del suicidio di un anziano, che si è buttato dalla finestra del reparto in cui era ricoverato all’ospedale Niguarda. Nella tasca del pigiama dell’anziano gli inquirenti hanno trovato una lettera in cui lui lancia accuse precise nei confronti di alcuni medici, colpevoli a suo dire di un «cattivo trattamento in ospedale», compresa una «negligenza nella cura della sua malattia». Il fascicolo, senza iscritti, è stato aperto con l’accusa di «istigazione al suicidio». Gli investigatori vogliono in particolare capire se il paziente, in cura per una malattia non grave, sia stato sottoposto alla somministrazione di una grossa quantità di farmaci, alcuni dei quali con effetti depressivi.
Questo potrebbe averlo indotto a una scarsa lucidità e quindi a un gesto estremo. Il paziente ricoverato, non diremo in che reparto per la tutela dei familiari e anche dei medici perché per ora il fascicolo è contro ignoti, avrebbe dovuto essere sorvegliato, lo sono tutti soprattutto quelli di fasce più deboli. nNell’attesa di capire l’esito degli ulteriori accertamenti, il pm Alessandra Cerreti, ha disposto l’autopsia che sarà determinante per sapere a quale cura farmacologica era stato sottoposto l’anziano.