Milano, 4 ottobre2023 – C’è chi è costretto a vivere con i figli nel garage perché la casa è un cantiere fermo da mesi, e chi ha dovuto chiedere ospitalità ad amici o parenti.
Notti insonni, ansia, giornate sprecate nei meandri della burocrazia, nel mirino degli “sciacalli“ del superbonus che propongono di acquistare quei crediti d’imposta - che più nessuno vuole - al 50 o 60% del loro valore.
Il bonus per la riqualificazione energetica degli edifici, varato durante la pandemia, si è trasformato in una trappola per migliaia di famiglie lombarde, che a causa dei crediti d’imposta incagliati non riescono più a concludere lavori già avviati. Secondo le stime del comitato Esodati Superbonus, in Lombardia il valore dei crediti incagliati sfiora la quota record di sei miliardi di euro. Sono circa 33mila i cantieri al momento bloccati, e 120mila i committenti lombardi che stanno affrontando problemi di diversa entità. Poi ci sono le ripercussioni sull’occupazione che, nell’edilizia, ha vissuto anni di boom innescata anche dai bonus.
"Da quando è stato varato il superbonus – spiega Riccardo Cutaia, segretario generale della Feneal-Uil Lombardia – il numero di addetti nell’edilizia è cresciuto del 20% in Lombardia. Con la fine del superbonus sono 30mila i posti di lavoro a rischio. Gli effetti sul settore si stanno già facendo sentire, con licenziamenti mirati e contratti a termine che non vengono rinnovati. Questa situazione di incertezza sta creando problemi enormi, facendo venire meno un patto fra Stato e cittadini. Sarebbe stato opportuno, piuttosto, avviare una fase transitoria con regole chiare per tutti, in modo da salvaguardare l’occupazione e ridurre l’impatto sulle famiglie che hanno avviato i lavori". Una "mancanza di chiarezza" denunciata anche dal mondo delle imprese. "Il problema è che c’è una mole enorme di crediti fermi che non hanno più mercato, e c’è chi si propone di acquistarli al 50 o 60% del loro valore", spiega John Bertazzi, imprenditore edile (socio di Rete Irene, network di imprese specializzate nel rinnovamento energetico) e vicepresidente di Assimpredil-Ance Milano, l’associazione dei costruttori.
“La mancanza di certezze rende impossibile, in questa fase, avviare nuovi lavori – prosegue –. Mi rendo conto che non esiste la bacchetta magica, ma bisogna trovare una soluzione per sbloccare i crediti. Problemi di tenuta potrebbero esserci sulle aziende più piccole, nate sull’onda del superbonus, mentre le imprese storiche e più strutturate sono in grado di resistere all’impatto". Il superbonus, visto da chi amministra condomini, è una continua fonte di preoccupazione. "Attendiamo di sapere se ci sarà una proroga – sottolinea Leonardo Caruso, presidente di Anaci Milano, l’associazione degli amministratori di condominio – che ci consentirebbe di tirare il fiato e di concludere almeno quei lavori che sono già stati avviati. Abbiamo bisogno di regole certe e di una situazione stabile, perché così è difficile riuscire a programmare gli interventi in un contesto già complesso come quello del condominio".
Si sta sgonfiando quindi una bolla, dopo che il bonus ha “drogato“ il settore innescando speculazioni e facendo gonfiare i prezzi. C’è chi ha fatto affari d’oro cavalcando l’onda, e a pagare il prezzo più salato sono le famiglie rimaste in un limbo, senza la possibilità di completare lavori già avviati. Ieri il comitato Esodati Superbonus ha incontrato al Pirellone consiglieri regionali e politici di maggioranza e opposizione. "La Regione ha la possibilità di intervenire – spiega il portavoce, Claudio Ardizio – come hanno fatto Piemonte, Lazio e Basilicata, attraverso leggi per la cessione dei crediti per le imprese e per i committenti del proprio territorio. Il problema è che manca la volontà politica".