ANNA GIORGI; NICOLA PALMA
Cronaca

Tangente sui lavori nella caserma di via Monti: filo rosso lega il Mose alla Montebello

Nel mirino i vertici della srl romana Socostramo

di Anna Giorgi e Nicola Palma

Nomi che rimandano alla prima stagione di Tangentopoli. Personaggi coinvolti in inchieste più recenti, da quella veneziana sulla costruzione del Mose a quelle milanesi su Expo e sanità. E poi il solito presunto giro di mazzette, con l’immancabile manager che sfrutta un’azienda privata per farsi ristrutturare i suoi appartamenti. I dettagli dell’operazione "Casa Nostra" emergono dall’avviso di chiusura indagini firmato dai pm Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, a valle di un’inchiesta iniziata tre anni fa sull’appalto da 48 milioni di euro per i lavori di restyling e ampliamento della caserma dei carabinieri Montebello di via Monti.

Tra gli otto indagati spicca Francesco Lucio Errichiello, fino al gennaio 2012 Provveditore alle Opere pubbliche di Milano e poi promosso dirigente di prima fascia del Ministero delle Infrastrutture: secondo quanto emerso dagli approfondimenti dei militari del Nucleo investigativo di via Moscova, coordinati dal tenente colonnello Antonio Coppola e dal capitano Michele Mezzetti, il funzionario pubblico, già condannato in primo grado nel 2019 a 2 anni e 2 mesi nel processo sugli appalti nella sanità lombarda che vede alla sbarra anche l’ex vicepresidente della Regione Mario Mantovani, avrebbe propiziato la vittoria dell’associazione temporanea d’imprese guidata dalla srl romana Socostramo, concordando con l’amministratore delegato e direttore operativo Ottaviano Cinque (figlio di Erasmo, condannato in primo grado e in Appello a 4 anni per corruzione nel processo sul Mose) l’affidamento della progettazione esecutiva dei lavori all’ingegner Claudio Marabelli, "commissionandogli un incarico di valore non inferiore a 400mila euro". In cambio, Errichiello, che nominò l’intera commissione giudicatrice "e in particolare il suo presidente nella persona di Ciriaco D’Alessio (non indagato, ex magistrato delle Acque di Venezia e destinatario nel 1993 di un’ordinanza di custodia cautelare per concorso in corruzione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, ndr)", avrebbe ricevuto una tangente di 50mila euro a inizio 2014; la provvista di denaro sarebbe stata creata da Marabelli tramite il versamento di 48.800 euro alla società Prosperia Advertising, "in apparente pagamento di una prestazione inerente la creazione di un sito web".

A Cinque junior, il cui nome spuntò nel 2014 nell’inchiesta sui lavori per la Piastra del sito Expo e sulla gara da 198 milioni assegnata alla cordata Mantovani, viene contestato pure di aver ordinato a una ditta subappaltatrice dei lavori alla Montebello di occuparsi della ristrutturazione dei due appartamenti di Garbagnate Milanese del dirigente del Provveditorato Gianni Gatto, responsabile unico del procedimento e attualmente impegnato, secondo quanto si apprende, nei lavori al Palazzo di Giustizia di Milano: per 10 giorni, gli operai che avrebbero dovuto lavorare in caserma (il cantiere è tuttora aperto, nonostante la deadline fosse fissata al 2017) si dedicarono a rimettere a nuovo balconi, pavimenti e bagno di un’abitazione e a rimuovere il parquet dell’altra. Non solo via Monti, però. Dalle carte emerge, infatti, che Gatto e Marabelli avrebbero “turbato“ i procedimenti amministrativi "diretti a stabilire il contenuto degli atti di affidamento degli incarichi professionali esterni relativi ai lavori presso le caserme dei carabinieri di Sarezzo (Brescia), Flero (Brescia) e Inzago (Milano)". Senza dimenticare che il titolare dell’impresa che si è aggiudicata l’appalto per l’ampliamento e la messa a norma del terzo piano del Palazzo di Giustizia di Pavia ha dato mandato ai suoi dipendenti di sgomberare gli appartamenti di Gatto a Garbagnate e di smaltirne i rifiuti: "Prestazioni effettivamente eseguite il 18 luglio e il 2 agosto 2018".