
di Stefania Consenti
"C’è una forte di voglia di natura e cultura, le persone hanno il desiderio di incontrarsi, stare insieme. Ma credo che ci sia bisogno di un grande sforzo di generosità virtuosa e reciproca, che deve coinvolgere noi tutti come comunità, dal singolo alle fondazioni culturali e alle istituzioni". Kelly Russell, moglie di Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima, mamma di 5 figli, è direttore generale della Fondazione Riccardo Catella, fondata nel 2005 per promuovere le best practice nell’ambito dello sviluppo sostenibile e responsabile del territorio urbano. È anche Responsabile di Sostenibilità e Comunicazione di Coima.
Il progetto più recente di Fondazione si chiama BAM - Biblioteca degli Alberi Milano, nell’area di Porta Nuova, è stato uno dei primi esempi di rigenerazione urbana in Italia.
Come deve cambiare la Milano del post Covid?
"Deve diventare ancora di più comunità. Mi spiego. Si stanno facendo sforzi enormi per questa ripartenza, e va riconosciuto al Comune il merito di aver sostenuto, anche durante il periodo delle elezioni, questo comune sentire. Mi riferisco alle istituzioni pubbliche e private, agli sforzi fatti dai musei, dai teatri, dai luoghi di cultura. Chi viene dall’estero a Milano vive l’effetto “wow“, mi sento dire “che energie, che volontà, che cultura state mettendo in piedi“.
Cosa manca? Serve riprendere una programmazione a lungo termine, una visione che permetta a pubblico e privato di siglare un patto di collaborazione, per offrire uno scenario agli investitori ma anche ai giovani che possono così immaginarsi un futuro a Milano, in Italia".
Che cosa chiede al nuovo assessore alla Cultura Tommaso Sacchi?
"La gestione di BAM è per noi una grande responsabilità che stiamo portando avanti con impegno. Sono certa che con il nuovo assessore si instaurerà una collaborazione e un dialogo come è stato con il suo predecessore. Ha grande esperienza, saprà sicuramente posizionare Milano al centro dell’interesse internazionale per mostre ed esibizioni, oltre al design".
Che pensa del modello della città a 15 minuti?
"La pandemia ci ha fatto soffrire in maniera profonda, un tempo sospeso lunghissimo di 18 mesi durante i quali le persone hanno reimparato a vivere il proprio tempo e a riscoprire la necessità di servizi di prossimità, senza grandi spostamenti. Abbiamo riscoperto il piacere negli spazi aperti e l’urgenza dei temi legati alla sostenibilità. Milano già oggi dà la possibilità di avere molto a disposizione nel raggio di pochi chilometri".
Ma al Giambellino o alla Barona non c’è Bam....
"Questo è un primo esperimento, un modello sostenibile anche economicamente che potrebbe essere esportato in altre zone della città. Immaginando, ad esempio, delle collaborazioni con realtà green che hanno bisogno di supporto nella gestione del verde. Oppure se pensiamo ad altre città italiane, possiamo mettere a disposizione l’esperienza che abbiamo maturato con il modello di Bam, i cui valori possono essere adattati alle realtà locali".
Suo marito Manfredi ha dichiarato che si ispira molto alle donne, a lei e sua madre Alida e che le idee nascono in famiglia. È cosi?
"Si! Noi donne abbiamo una visione a 360 gradi dei bisogni della società. Nella nostra Fondazione e anche in Coima viene dato grande spazio alle donne e ai giovani".
Che cosa non sopporta proprio di Milano?
"Alcune forme di mancanza di rispetto e senso civico, come il parcheggio in doppia fila e le scritte sui muri, non i murales che sono forme d’arte che sosteniamo".
E cosa invece le piace?
"Sono 25 anni che ci abito. È diventata più aperta alla diversità, riuscendo ad intercettare le migliori menti del Paese. Credo molto nel lavoro di squadra, senza è impossibile costruire qualsiasi sogno".