Milano, 29 gennaio 2025 – Un segno d’incuria, volendo darne una lettura minima. Una manifestazione di sciatteria nei confronti della storia del club, a guardarla con gli occhi dei tifosi. La targa della rotatoria dedicata a Herbert Kilpin, il fondatore del Milan, è imbrattata da oltre un anno. Qualcuno, utilizzando vernice spray di colore blu, ha cancellato le diciture sotto il nome Fondatore A.C. Milan e le date di nascita (1870, pochi giorni fa, il 24 gennaio, cadeva l’anniversario della sua venuta al mondo) e di morte (1916).
La rotatoria si trova in via Gattamelata, a pochi passi dalla sede del club rossonero, in via Aldo Rossi. Si dirà – anche legittimamente – che la cura delle insegne di vie e altri spazi pubblici spetta all’Amministrazione comunale. Giusto. Fa però specie che il Milan non si attivi per chiedere la sostituzione della targa con una nuova o, almeno, la pulizia del marmo, così che le informazioni attualmente poco visibili possano tornare a essere chiaramente intelligibili.
La rotatoria
La rotonda è stata intitolata a Herbert Kilpin nel 2019, in occasione del centoventesimo anniversario di fondazione della società rossonera, con una cerimonia a cui parteciparono dirigenti e amministratori pubblici, oltre che un nutrito gruppo di sostenitori del Milan. Una dedica di un luogo pubblico al giocatore e dirigente inglese dovuta e attesa da tempo, concretizzatasi anche in seguito alle pressioni e al lavoro sotterraneo di alcuni tifosi, particolarmente attenti alla valorizzazione del patrimonio storico rossonero e fautori di un “milanismo militante”.
Va anche detto che i supporter avrebbero preferito che Kilpin venisse ricordato in uno spazio più importante, ma tant’è, l’intitolazione della rotatoria aveva comunque sanato una ferita aperta di cui poteva dolersi tutta la città, dato che il tecnico tessile nato a Nottingham e trasferitosi in Italia nel 1891 ha il merito – de facto – di aver portato il calcio vero a Milano, dopo le prime partite del tutto amatoriali.
Il caso famedio
L’anno appena passato, per altro, si è chiuso con un altro tributo – anche questo dovuto e atteso a lungo – a Kilpin. Il 13 dicembre 2024 (giorno che si contende con il 16 dicembre la “palma” di data di fondazione del Milan), con una cerimonia al cimitero monumentale, le spoglie del primo capitano rossonero sono stata traslate da una celletta nel Famedio, dove ora riposeranno perpetuamente, insieme ad altre personalità che hanno reso onore al nome di Milano.
I resti di Kilpin sono al Monumentale dal 1999, dopo che sempre alcuni tifosi rossoneri, scoperto che la salma era custodita in una fossa del campo riservato ai non cattolici del Cimitero Maggiore, si sono battuti perché venisse portata in una collocazione più degna.
Anche in occasione del trasferimento al Famedio non sono mancate polemiche. I tifosi, infatti, avrebbero preferito un evento più partecipato, accusando la società di aver tenuto quasi “nascosta” la celebrazione, forse per timore di contestazioni, dato l’attuale malcontento per la gestione Red Bird. Ricostruzioni sempre respinte dal club. Fatto sta che, effettivamente, alla cerimonia organizzata al Monumentale erano riusciti a intervenire solo pochi seguaci del Diavolo, che avevano intercettato la notizia per vie “traverse”.
La festa dei 125 anni
Altro episodio per cui i tifosi rossoneri hanno espresso rammarico è il mancato riconoscimento riservato alle vecchie glorie che hanno partecipato, il giorno di Milan-Genoa a San Siro, alla festa prepartita in campo per i 125 anni della società. In quell’occasione – come anche segnalato con un post su Instagram da uno dei partecipanti, l’ex bomber Pietro Paolo Virdis – stelle come Van Basten, Gullit e tanti altri, furono solo fatti sfilare, senza che venisse concesso loro di intervenire (e qui potrebbe essere “responsabilità” dei tempi contingentati), ma nemmeno furono citati i loro nomi all’altoparlante.
Tutte circostanze, queste elencate, che portano alcuni tifosi a imputare alla nuova gestione anche una certa sciatteria nelle vicende che riguardano la storia rossonera, oltre a un impegno non sufficiente a ottenere risultati degni del blasone del club, motivo che ha portato gli ultras della Curva Sud a contestare la società con cori (o silenzi) e striscioni.