
Università (foto di repertorio)
Milano, 10 luglio 2020 - Anche a Milano l’Udu aveva portato avanti due ricorsi contro la Statale di «circa 35 milioni di euro ciascuno» racconta il vice coordinatore del gruppo milanese, Sebastiano Pala; salvo poi ritirarli dopo la nuova riforma della tassazione studentesca approvata all’unanimità lo scorso 31 marzo.
Come mai? «Per diverse ragioni, la prima rispetto all’entità della cifra a cui la Statale sarebbe andata incontro rispetto a una sconfitta davanti a un giudice di circa 70 milioni di euro: sentenza che avrebbe dato una spallata all’ateneo non indifferente».
E poi? «L’amministrazione ha deciso di cercare un compromesso, una scelta sicuramente saggia che rispettiamo, grazie a questa siamo riusciti ad arrivare alla riforma della tassazione che è solo il primo dei prossimi passi».
Qual è la differenza con Pavia? «In primo luogo proprio la diversa entità economica del ricorso, inoltre in quello di Pavia c’era una importantissima motivazione politica perché la sentenza ha dichiarato che effettivamente questa eventualità introdotta con la ‘spending review’ del 2012 dal governo Monti è inapplicabile a causa della mancanza di decreti attuativi che non sono mai stati emanati».
Ma che lo potrebbero essere in qualsiasi momento… «Esatto, la nostra battaglia ora si sposta a livello nazionale, vogliamo evitare questa evenienza in ogni modo, gli studenti devono essere tutelati, non possono esserci discriminazioni all’interno delle università».
Milano può essere un esempio? «Prima di fare valutazioni vogliamo vedere come si comporterà l’amministrazione quando non avrà ricorsi sul capo. Per il momento è una buona cosa che l’università abbia cercato la via del compromesso. Il nostro obiettivo resta quello di allargare e migliorare l’attuale riforma della tassazione».