NICOLA PALMA
Cronaca

Diego Calcaterra, il tassista-eroe che salvò un ragazzo da una rapina

"Sono onorato per il riconoscimento che mi è stato assegnato, ma mi lascia perplesso il fatto che un gesto che dovrebbe essere normale venga premiato"

Diego Calcaterra ha 41 anni, di cui gli ultimi 15 passati al volante di un’auto bianca

Milano – “Sono onorato per il riconoscimento che mi è stato assegnato, ma in generale mi lascia perplesso il fatto che un gesto che dovrebbe essere normale venga premiato". Una considerazione che porta Diego Calcaterra a formularne un’altra, un po’ amara, come diretta conseguenza: "Mi fa pensare che la società stia andando in una direzione sbagliata, perché forse oggi la normalità vuol dire girarsi dall’altra parte e far finta di niente".

Per tutti, il quarantunne è il tassista eroe che qualche mese fa ha soccorso un ragazzo che stava per essere derubato, anche se il diretto interessato ha sempre rifuggito questa definizione proprio per i motivi spiegati in precedenza. Il 7 dicembre, su candidatura dei capigruppi in Consiglio comunale di Fratelli d’Italia e Lega, riceverà l’attestato di civica benemerenza al Teatro dal Verme.

La storia che gli è valsa l’Ambrogino inizia alle 3.02 del 25 luglio. Siamo in piazzale Cantore angolo Papiniano, a due passi dalla Darsena. La dash cam dell’auto bianca riprende la scena: i filmati mostrano quattro giovani che ne inseguono un quinto verso corso Genova; nel video, si sente anche la voce di Diego, che in quel momento sta parlando al telefono e che all’improvviso ripete "Devo intervenire, devo intervenire". "Il collega che era al telefono mi diceva di stare tranquillo e di pensare ai miei due bambini, ma non potevo far finta di nulla – il racconto al Giorno ventiquattro ore dopo –. Sono un ex pugile e un istruttore di boxe, non mi tiro mai indietro se bisogna aiutare qualcuno. I colleghi mi chiamano scherzosamente “Murdock il pacifista”, dal personaggio della serie tv A-Team. Così ho iniziato a seguire il gruppo e a un certo punto ho suonato più volte il clacson per mettere in fuga i rapinatori".

A quel punto  "uno mi ha guardato dritto negli occhi, come a dire “Sei arrivato troppo presto, ci hai fregati...”. Poi sono scappati, dopo essersi calati il cappuccio della tuta sul volto. Uno di loro aveva anche un coltello con sé: lo ha nascosto dietro i pantaloni". E il ragazzo? "Stava tornando a casa dopo aver finito il turno in un ristorante della zona. Era agitatissimo, terrorizzato: l’ho fatto salire in macchina e ho cercato di tranquillizzarlo. Siamo stati insieme per una quarantina di minuti, poi l’ho accompagnato in zona San Siro, dove abita. Mi ha ringraziato e mi ha abbracciato, dicendomi “Grazie, grazie, non pensavo che qualcuno potesse salvarmi”".